Stefano Cappellini a Quarta Repubblica: "Gli audio su Berlusconi? C'è una sentenza...". Sallusti e Sansonetti reagiscono
"È sbagliato cancellare una sentenza sulla base di un audio", Stefano Cappellini, firma di Repubblica, sfida Nicola Porro e gli altri ospiti di Quarta Repubblica: in studio è l'unico a negare il "ribaltone" sulla condanna di Silvio Berlusconi nel processo Mediaset-Agrama del 2013. Uno dei giudici della Corte di Cassazione che firmarono quel verdetto, Amedeo Franco, ha parlato di "sentenza pilotata dall'alto", mentre alcuni testimoni riferiscono come il presidente della Corte, Antonio Esposito, manifestasse più volte pubblicamente il proprio odio politico verso il leader di Forza Italia ("Una chiavica, gli devo fare il mazzo"). Audio e video che Porro ha mandato in onda dalla scorsa settimana, scatenando un inferno politico. Ma Cappellini fa spallucce: d'altronde, per Repubblica ammettere lo scandalo giudiziario significherebbe dover ritrattare 25 annni di scatenata linea editoriale giustizialista.
"Bisogna prendere l'audio non come una verità assoluta, so che c'è una sentenza di cui se ne sono occupati tanti giudici e non solo quello", spiega Cappellini arrampicandosi un po' sugli specchi. Di fronte all'evidenza negata, al direttore del Giornale Alessandro Sallusti non resta che usare un'amara ironia: "Se non fosse stato per altri colleghi più curiosi di Cappellini, Tortora sarebbe morto in carcere", Poi, dritto al punto: "Credo che sia ineluttabile che la storia venga riscritta. Uno dei partiti di maggioranza del governo e la stampa di sinistra sono stati complici di questo complotto e non agevoleranno questo. Avete costruito la vostra fortuna su questo, non volete ammettere di avere sbagliato!". Anche Piero Sansonetti, direttore del Riformista che per primo ha pubblicato le carte su Franco ed Esposito, incalza il collega: "Ci troviamo di fronte ad un evento politico clamoroso, e come mai dobbiamo star zitti? Scopriamo che quel processo era fasullo e sappiamo oggi che la magistratura italiana è marcia. Lo Stato di diritto è stato travolto!".