Silvia Romano e il velo "della libertà", l'islamica Karima Moual: "Perché non c'è da stare sereni"
Silvia Romano ha rotto il silenzio rilasciando un'intervista, dopo il rilascio che le ha concesso di tornare in patria, al sito islamico "La Luce". Qui la giovane milanese rapita e indottrinata dal gruppo terroristico somalo di Al Shabaab ha detto senza mezzi termini: "Per me il velo è un simbolo di libertà, perché sento dentro che Dio mi chiede di indossare il velo per elevare la mia dignità e il mio onore. Per me la libertà è non venire mercificata, non venire considerata un oggetto sessuale". Frase che non è andata giù a Karima Moual, giornalista italo-marocchina spesso ospite di Dritto e Rovescio, che su La Stampa verga una lezioncina alla Romano.
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"Quello che non può passare in sordina è il messaggio - tutt' altro che democratico - che le sue parole rivelano. Parla di libertà, onore e dignità nel suo velo, ma mette le altre donne nella gabbia di parole come 'mercificazione del corpo', 'oggetto sessuale' e 'femminilità delle forme'". È proprio questa in soldoni la morte della democrazia. Si tratta per lo più - prosegue la Moual che di immigrazione ne è esperta - "di sintomi di radicalizzazione". Se infatti "la sua conversione ha prodotto questa radicale divisione, tra donne velate e non velate, allora non c'è da stare sereni".