Luca Palamara punta in alto: "Ricordate le parole di Elisabetta Casellati?", poi fa i nomi del "sistema"
Luca Palamara è diventato un personaggio mediatico ricercatissimo dopo l’espulsione dall’Anm con annesse polemiche di fuoco con gli ex colleghi togati. In un’intervista rilasciata a Repubblica, il pm romano ha persino tirato in batto Elisabetta Casellati per avvalorare la difesa delle sue posizioni: “Io mi assumo le mie responsabilità, ma non posso assumermi quelle di tutti. Non ho agito da solo. Questo ormai non lo dico solo io, ma anche molti autorevoli commentatori come la presidente del Senato e magistrati di sinistra come Livio Pepino. Riferiscono che il clientelismo all’interno della magistratura non è certo un problema che ho inventato io. Limitarlo solo a me o a un gruppo associativo significa ignorare la realtà dei fatti, o peggio ancora mentire”.
"Mente e mistifica i fatti". Palamara tra incontri notturni e silenzi colpevoli: l'Anm lo infilza
Poi Palamara ha fatto nomi e cognomi dei probiviri dell’Anm che, a suo dire, avrebbero usato le correnti per fare carriera: “Su cinque componenti, tre li conosco assai bene. Sono stati noti esponenti di altrettante correnti. Tra l'altro, il presidente Di Marco, dalle carte di Perugia, è risultato essere il difensore disciplinare di Giancarlo Longo, il magistrato che, secondo le originarie accuse rivoltemi da Perugia, ma poi cadute, io avrei favorito per la procura di Gela". E poi c’è “Gimmi Amato, che nel 2016 venne nominato procuratore di Bologna secondo i meccanismi di cui tanto si parla oggi”.
Ma non è finita qui, perché Palamara ha lanciato accuse pesanti anche al comitato direttivo centrale dell’Anm: “Mi riferivo ad esempio ai rapporti tra l'allora presidente della commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti eletta nel Pd, ed Eugenio Albamonte, pm di Roma e della sinistra di Area, come ad esempio in occasione della nomina del vice presidente del Csm David Ermini o degli avvocati generali della Cassazione”. Fermo restando che per Palamara tutto questo rientra nei “rapporti fisiologici tra magistratura e politica”.