Carlo Nordio e la "prova diabolica" della pm Maria Cristina Rota per cacciare Conte: altissime fonti in procura
Per Carlo Nordio quella della magistratura di Bergamo sarà un'inchiesta irta di ostacoli. Il motivo? "Per ora - scrive sul Messaggero l'ex magistrato - mancano il reato e gli indagati". Dopo l'audizione di Giuseppe Conte, Roberto Speranza e Luciana Lamorgese da parte della pm Maria Cristina Rota "occorrerà dimostrare la colpa, cioè la negligenza, imprudenza o imperizia di questi soggetti nella gestione della crisi." Ma non è finita qui, perché nel caso in cui venisse trovata, "bisognerebbe dimostrare che essa ha cagionato l'epidemia e le morti conseguenti: quello che in giuridichese si chiama nesso di causalità". In sostanza per Nordio si tratta "di una prova diabolica, come sempre avviene quando all'imputato si contesta non ciò che ha fatto, ma ciò che non ha fatto, sostenendo che se avesse fatto quello che doveva fare l'evento non si sarebbe verificato".
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E di qui l'auspicio "che la Magistratura si limiti ad individuare chi ha commesso errori, e quali, ma si arrenda davanti all'impossibilità di accertare il nesso di causalità, archiviando tutto quanto prima. Ma la legge penale non esaurisce ogni forma di responsabilità, e men che mai quella politica". L'ex toga non nega che il governo abbia le sue colpe "per l'approccio pasticcione con il quale, almeno in un primo tempo, ha affrontato l'emergenza. Ma la responsabilità politica - e questo è il punto secondo Nordio - della Regione guidata dal leghista Fontana si evince proprio dal confronto con altre regioni virtuose, che sono intervenute autonomamente, superando le oscillazioni governative, per affrontare una situazione grave e imprevista".