Maurizio Mannoni, da Linea Notte alla candidatura: "Assonnato dalla tv, sedotto dalla politica"
Il suo sogno più grande è avere, almeno una volta, la linea in orario. La sua aspirazione è non fare addormentare tutte le 500mila persone che ogni notte provano a guardare il suo programma. La sue doti principali, la flemma biblica e l'indecisionismo. Maurizio Mannoni, giornalista e conduttore di Linea Notte su RaiTre, entrerà nel guinness dei primati per la discesa in campo più breve della storia. Dopo appena 4 giorni ha già ritirato la sua idea di proporsi come nuovo governatore della Liguria per il centrosinistra. A memoria è il primo caso di una candidatura autoproposta e auto-annullata. Senza che nessuno gli avesse chiesto, almeno ufficialmente, né l'una né l'altra cosa. È il 16 maggio quando il bianco per antico pelo Mannoni, in un'intervista a Repubblica, annuncia: «Sarei gratificato, se qualcuno mi chiedesse di candidarmi per la Regione Liguria».
Dopo le reazioni entusiastiche dei partiti di centrosinistra, ecco l'immediata retromarcia, la smentita onanistica, il contrordine compagno, rivolto a se stesso. È il 20 maggio e, sempre a Repubblica, lo stesso Mannoni fa sapere: «Devo mettere fine all'ipotesi che mi ha visto disponibile a una chiamata per le elezioni regionali in Liguria». Come passa in fretta la gloria del mondo. Nemmeno 100 ore da candidato... Mentre la sua precedente intervista improvvisamente scompare dal web, affinché non restino tracce. Ma la ragione del passo indietro, anche stavolta, è il ritardo: «Non mi sarebbe piaciuto arrivare in corsa», dichiara lui, «dentro una campagna elettorale già impostata, a pochi mesi dalle elezioni. Una candidatura di questo livello merita una preparazione di mesi e mesi».
E lui, i ritardi, proprio non li sopporta. Celebri sono le sue sfuriate quando Bianca Berlinguer, che lo precede nel palinsesto di RaiTre, sfora. «Cominciamo con gravissimo ritardo, sette minuti e mezzo, e non per colpa nostra. Lo segnaliamo al direttore di Rai3 perché intervenga», ebbe a dire un giorno, imbestialito, contro la collega andata troppo lunga. Forse, però, la verità è che si scocciava. Mannoioni, come lo ha ribattezzato Crozza nella sua folgorante imitazione, durante il programma che conduce, sbuffa, si secca, è svogliato. Sembra che lo faccia suo malgrado, più che come servizio pubblico, come un favore allo spettatore. Dai, anche stasera, nonostante tutto, ti ho fatto il piacere di andare in onda. A questa impressione concorrono i suoi ritmi iper-cadenzati, quel tono di voce baritonale e monocorde, e le sue desinenze prolungate quasi per prendere tempo: Ehhhhh, Purtroppoooo.
Figurarsi se, con questa voglia di fare, poteva cimentarsi nell'agone politico. Figurarsi se doveva impegnarsi a fare campagna elettorale ogni giorno in un luogo diverso della Liguria. No, meglio non sprecarsi troppo. Meglio temporeggiare e scendere in campo in un luogo concentrato, come il suo paese natale: «Tra due anni mi candiderò sindaco del Comune di La Spezia», fa sapere. Un passo alla volta, piano piano, senza fretta. Al di là delle burle, Mannoni deve aver capito che non era proprio una grande scelta dichiarare di essere il candidato di una colazione, mentre stava ancora conducendo un programma di approfondimento politico sulla Rai. Era un po' come indossare la casacca di una squadra, conducendo una trasmissione che parla di calcio.
Un lievissimo conflitto di interessi fattogli notare dal giornalista Giuseppe Candela che scriveva su Twitter: «È normale che Maurizio Mannoni ripeta ovunque la sua volontà di fare politica per sconfiggere la destra? È normale farlo mentre si è dipendenti del servizio pubblico?». Evidentemente no, non era normale. E poi, forse, c'era la sensazione che, anche se fosse sceso in campo, sconfiggere la corazzata del centrodestra a guida Toti sarebbe stata impresa molto più ardua che iniziare il suo programma in orario. E allora meglio starsene nel suo cantuccio tv, dopo mezzanotte, ad annoiarsi e ad annoiare lo spettatore, al suon di «Linea Notte, chi se ne fotte», come dice Crozza. Per Mannoioni, oltre che un motto di vita, potrebbe diventare uno slogan elettorale.