Feltri contro Santoro: "Minacce di morte a Santanchè e D'Urso, roba da Brigate rosse"
Il fondatore di Libero contro lo scandaloso Servizio Pubblico: "Nessuno dice niente. Forse i colleghi sono d'accordo con il delirante incappucciato?"
Michele Santoro dà spazio a un uomo incappucciato che spiega di voler uccidere Daniela Santanchè e Barbara D'Urso e nessuno, né tra i politici né tra i giornalisti, alza un dito o spende una parola per censurare quanto accaduto a Servizio Pubblico. "La pistola come mezzo per fare giustizia. L'omicidio finalizzato a ripulire il Paese dalle schifezze che lo insozzano", scrive il direttore del Giornale Vittorio Feltri. E Santoro che fa? Dà a quell'uomo "udienza e spazio" per manifestare non solo il suo rancore, ma pure un progetto lucido. Una minaccia di morte bella e buona. "Una cosa simile non era mai successa - attacca il fondatore di Libero -. Non si era mai vista sul video, neanche ai tempi delle Brigate Rosse che praticavano l'assassino per dovere orale e ideologico". Ci si dovrebbe domandare, allora, se sia lecito che un conduttore "si presti a fare cassa di risonanza di un pazzo delirante e assetato di sangue". La risposta, naturalmente, è no. Eppure, nota Feltri, con Santoro nessuno si pone il problema. "Se ci fossimo presi noi una licenza del genere - ironizza, ma non troppo, a ques'ora avremmo già ricevuto un avviso di garanzia e l'Ordine dei giornalisti avrebbe avviato procedimenti disciplinari". Nessuno, precisa Feltri, pretende la gogna o il bavaglio per Santoro. Ma che nessuno abbia sentito il bisogno di censurare, anche solo a parole, la "spettacolarizzazione di un progettato doppio omicidio, ecco, questo è il vero scandalo". "Agli illustri colleghi - conclude il direttore -, di norma pronti a bacchettare chiunque a loro giudizio esca dalle righe, chiediamo perché nella presente circostanza se ne stiano a cuccia. C'è solo da sperare che non siano d'accordo con il criminale incappucciato".