Vittorio Feltri: "I nostri soldati tornino a casa dall'Iraq e dall'Afghanistan"
Non riusciamo a capire a quale scopo i militari italiani da quasi venti anni stiano in Iraq e in Afghanistan nel tentativo di esportarvi la democrazia che non rientra negli interessi dei popoli musulmani. Gli Stati Uniti hanno fatto due guerre a Saddam Hussein, la prima per assicurarsi il petrolio del Kuwait, Stato invaso dal suddetto dittatore, la seconda al fine di reagire all'attentato alle Torri Gemelle, col quale il medesimo dittatore non aveva avuto nulla che fare. Per approfondire leggi anche: Feltri sulla crisi iraniana Ciononostante questi fu ucciso mediante impiccagione e il suo Paese fu messo sotto tutela dagli americani con l'intento di educarlo al liberalismo. Cosicché l'Iraq da lustri è invaso da soldati statunitensi e da un contingente (mille uomini) operante sotto il tricolore. La cosa avviene da circa venti anni pur non avendo prodotto alcun risultato pratico apprezzabile, nel senso che gli iracheni col cavolo si sono convertiti alla democrazia rappresentativa. Ogni tanto organizzano attentati contro gli eserciti controllori e la situazione di crisi, con relative tensioni, non cessa di essere grave. Lo stesso fenomeno si verifica in Afghanistan. Anche qui da quasi venti anni le truppe Usa e le nostre se ne stanno a Kabul senza combinare un tubo di positivo in quanto i talebani sono più forti e riescono a soggiogare i compatrioti islamici, quindi obbedienti ai costumi coranici i quali non prevedono di trasformare il regime dispotico in qualcosa che si crei mediante il voto popolare. Gli estremisti locali per affermare la propria superiorità non esitano a compiere stragi, vittime delle quali sovente sono militari occidentali, di conseguenza pure italiani. Se dopo circa un quarto di secolo non siamo riusciti a cavare un ragno dal buco, converrebbe mutare politica, ossia richiamare in patria il personale in armi destinato a un fallimento clamoroso. Nessuno ha l'ardire di assumere una simile decisione risolutiva. In questi giorni, in seguito a quanto avvenuto in Iran, si è parlato di un ritiro dei nostri combattenti da Bagdad. Ma temo che non se ne farà niente perché c'è di mezzo la NATO e in tale organismo come in altri internazionali noi contiamo zero. Al massimo siamo in grado di obbedire agli ordini che piovono dall'alto, come è accaduto ai tempi della guerra alla Libia, allorché, pur essendo amici di Gheddafi abbiamo assistito al suo assassinio senza battere ciglio. Questa è da sempre la nostra politica estera, ed ora è perfino peggiorata. di Vittorio Feltri