Beppe Severgnini, la copertina con cui il maestrino sfotte il cattivone Salvini e il popolo bue
Beppe Severgnini, il famoso giornalista depositario di una meravigliosa foresta elfica sul cranio, ha da sempre l' aria dell' inglese mitomane ma simpatico. In segreto è convinto di essere un figlio della Regina d' Inghilterra, rapito per un disegno di redenzione cosmica e portato in Italia per salvarci dall'ignoranza. Gente barbara erano gli italiani prima del suo arrivo: non sapevano - orrore - su quale foglia di tè nepalese occorresse versare una nuvola di latte e quale fosse la porcellana giusta per la minestrina con lo sherry. La sua cattedra di civiltà e scienza da alcuni anni è 7, l' inserto settimanale pietosamente nascosto ogni giovedì tra le pieghe del giornale di via Solferino. L' editore e i colleghi gli hanno spiegato - per tenerlo a bada ed evitarci i bombardamenti della Raf - che sia il Corriere della Sera a essere il supplemento quotidiano di 7. Ci occupiamo di lui trascinati dall' ammirazione. Lo immaginiamo nel suo salotto Chippendale, ornato di cani dalmata e di redattori infelici cui fa mettere la parrucca incipriata, nel momento in cui gli è scoccata l' idea. Sarà stato un tripudio di cherubini, una scampanata fuori orario del Big Ben. L'OPERA D' ARTE Guardate la copertina. Altro che da Vinci, qui siamo al Leonardo da Crema, città da cui proviene ufficialmente il Beppe in perfetta rima con la crème. Severgnini come il genio della Gioconda ha fornito al mondo con questa tavola stillante humour il suo Codice Atlantico. E così ha dato a Salvini e a noi ignoranti del popolo bue una lezione di geografia politica pregna di intenti pedagogici. La prima pagina di 7 che riproduciamo è il tipico parto della zucca magica di cui è dotato il nostro Beppe. Salvini è raffigurato villoso, con le sopracciglia truci, secondo lo stile delle vignette della propaganda nazista contro gli ebrei. Con il dito medio (non l' indice) ungulato indica l' Europa come la intenderebbe uno scimmione goloso del casco delle sue banane. E qui ci tocca essere un po' meno condiscendenti. In realtà la trascrizione del presunto pensiero di Salvini sui singoli Stati europei è una maniera per esprimere disprezzo e pure con protervia. Sarà satira, però somiglia tanto a una dichiarazione di guerra, magari con spruzzate di borotalco velenoso, ma con un' evidente volontà di sfregio. Ovvio, il peso della provocazione è modesto, Severgnini tira al massimo una freccetta dallo yacht, è un lancio di piumino, non il siluro da una corazzata della flotta di Urbano Cairo. Severgnini - com' è tipico - provvede da solo a ridurre il calibro dei suoi colpi, tuttavia ci pare un esercizio abbastanza penoso. Leggi anche: "Chi è il criminale che...": Feltri demolisce Severgnini Nel suo editoriale invece di dichiarare ostilità aperta, che sarebbe anche il mestiere del giornalista, pone delle domande che hanno una premessa che le rende retoriche e fasulle. Si rivolge ai lettori e chiede: «Al di là delle pulsioni populiste di destra, Matteo Salvini ha un' idea del futuro?». LORD BEPPE E LEVY Ma dai, lord Beppe, che hai già risposto con la copertina dicendo che fa sodalizio con Erdogan e con Putin, sconvolgendo «le alleanze vecchie di 75 anni». Il vero editoriale è lo spazio dato, senza alcun contrappunto, alle tesi di Bernard-Henri Lévy, il teorico del macronismo fighetto. Dice che l' Europa è amore e il populismo è «la lebbra: va combattuto». Insiste e si merita questo bel sommario: «Spezza il cuore che l' Italia sia una fabbrica dove si assemblano delle forme di governo di un' Europa da incubo, come Berlusconi e Salvini». Per intendersi, Lévy è stato il trombettiere della carica di Sarkozy alla Libia, a spese dell' Italia. È quello che ha sospinto con la sua prosa il sostegno alla rivolta jihadista in Siria. E Severgnini si mette in cattedra con questo qua al fianco per insegnarci la bellezza dell' amore all' Europa e l'orrore del populismo salviniano? Beviti un grappino Beppe, frequenta qualche osteria, non pucciare più il nasino nel caviale. di Renato Farina