Paragone: "La Rai mi ha cacciato perché non volevano che parlassi"
L'ex conduttore de "L'Ultima parola" arriva a La7 e mette nel mirino i dirigenti di viale Mazzini: "Non reggono i nuovi linguaggi. Vedi le loro facce e capisci che sono indietro"
Gianluigi Paragone ora che è approdato ufficialmente a La7 alla corte di Urbano Cairo, può finalmente togliersi qualche sassolino dalla scarpa e scagliarlo contro viale Mazzini. Il divorzio tra il conduttore e la Rai è arrivato a sorpresa. L'Ultima parola aveva una buona media di ascolti su Rai2 e nulla faceva pensare ad una "cacciata" di Paragone. Invece la Rai ha scelto di fare a meno dell'ex direttore de La Padania che ora chiarisce il perché della sua uscita da viale Mazzini: ”Il problema è che la dirigenza Rai non regge i nuovi linguaggi. Vedi le loro facce e capisci subito che uno con l'orecchino e la chitarra destabilizza. Ora parlerò soprattutto di quello di cui in Rai non volevano che parlassi. Volevano farmi fare un programma musicale”. Libertà con Cairo - Per Paragone dunque orecchino e chitarra sono stati fatali. Ma come lui stesso sottolinea a segnare il divorzio con la Rai sono stati i temi che venivano toccati durante le puntate de L'Ultima parola. Il programma, per gli standard di viale Mazzini era troppo "anti-politico" e "filo-grillino". Sembrava per un attimo che dovesse restare in palinsesto anche per la prossima stagione. E invece qualche giorno fa Paragone ha fiutato l'aria è ha deciso di rompere con la tv di Stato. "Il mio percorso a @RaiDue finisce qui. Mi sono dimesso oggi. Ci rivedremo presto su @La7tv", ha annunciato su Twitter. Insomma ora con Cairo finalmente sarà libero di invitare in studio chi vuole senza censure, tipiche della Rai. Inoltre potrà sfoggiare sempre il suo orecchino, la giacca di pelle e la chitarra, in un mix di Bruce Springsteen e Davide Van de Sfroos, senza la paura che qualcuno lo cacci via. (I.S.)