Antonio Di Pietro pensa a un nuovo partito
Si chiamerà anche Italia dei Valori, ma tra questi sicuramente non figura la fedeltà. Almeno quella verso il suo fondatore e leader storico, Antonio di Pietro, che l'altro ieri, a Sansepolcro, proprio nel luogo in cui il 21 marzo 1998 creò l'Idv, è stato messo in minoranza durante l'assemblea nazionale del partito. E di fatto accompagnato alla porta. La sua linea fortemente critica verso il governo Renzi ha ottenuto soltanto 6 voti su 75, mentre ha prevalso quella di Ignazio Messina, colui che lo ha sostituito alla segreteria del partito e che punta ad una robusta collaborazione con il Pd. A quanto pare Tonino non l'ha presa bene ma, lungi dal darsi per vinto, l'ex pm è già pronto a tornare alla carica con una nuova creatura politica. Secondo i bene informati il progetto, a cui avrebbero già aderito alcuni personaggi di spicco, sarebbe addirittura in fase avanzata. Si tratterebbe di un contenitore di area progressista fortemente ostile al presidente del Consiglio e al patto del Nazareno, di cui l'ex senatore diverrebbe l'animatore. «Non è possibile che oltre Renzi ci sia il vuoto assoluto», avrebbe dichiarato in uno dei suoi incontri con una ristretta cerchia di fedelissimi. Quello che però resta ora da capire è se l'ex magistrato gode ancora della credibilità adatta per attirare il consenso di un certo elettorato. È ancora viva nella memoria dell'opionione pubblica, infatti, l'inchiesta di Report dell'ottobre 2012 in cui Sabrina Giannini mise in difficoltà Tonino relativamente al suo patrimonio immobiliare. Quell'episodio segnò di fatto l'inizio della sua parabola discendente. L'insuccesso elettorale del 2013 poi fece il resto. L'Idv, dopo il rifiuto di apparentamento con i democratici, fu costretto a sostenere Antonio Ingroia, ma la scelta non si rivelò «azzeccata», per dirla alla Di Pietro. Rivoluzione Civile non superò la soglia di sbarramento e non riuscì ad entrare in Parlamento. Tonino fu costretto al passo indietro e al suo posto fu eletto Ignazio Messina. Il nome del fondatore sparì addirittura dal simbolo. Tuttavia, il nuovo corso non diede gli esiti sperati tanto che Di Pietro, all'indomani del voto europeo, provò addirittura a tornare in gioco. Ma l'opposizione dei vertici del partito lo costrinse a dimettersi anche dalla carica di presidente onorario dell'Idv. E l'altro ieri è arrivata l'ennesima bocciatura, probabilmente l'ultima. Nei prossimi giorni, infatti, non sono previsti suoi interventi. di NICOLÒ PETRALI