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Passera, tutti lo trombano: chiede una poltrona anche al Pd, ma Bersani gli risponde picche

Da "premier ombra" a grande escluso. Ha rotto con Monti e Berlusconi, i centristi lo hanno abbandonato, a sinistra lo snobbano. Colpa di gaffe, fallimenti, autogol

Giulio Bucchi
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Dopo le elezioni di febbraio non ci sarà spazio per Corrado Passera. Nel grande gioco delle coppie, dei ticket e delle alleanze a rischiare di rimanere col cerino in mano è quello che fino a poche settimane fa era il candidato presidente del consiglio più "sponsorizzato" da certi ambienti nonchè, esattamente un anno fa, il cosiddetto premier "ombra". Il ministro dello Sviluppo, però, in questi mesi si è fatto terra bruciata intorno, tra gaffe, riforme incerte, autogol mediatici, improvvide dichiarazioni. L'ultima in ordine di tempo quella sul ritorno di Silvio Berlusconi in politica: "Non sarebbe un bene per l'Italia", aveva detto Passera diventando la classica goccia di troppo. Anche per quel tono sprezzante il Pdl si era ribellato chiedendo a Mario Monti la testa del suo ministro e, nel rapidissimo terremoto di venerdì scorso, annunciando la fine dell'appoggio al governo. La rottura tra Passera e il centrodestra è profondissima, difficilmente ricucibile. E pensare che a fine agosto, al Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini (che restituisce sempre il polso di una larga parte del centrodestra nostrano) l'ex numero uno di Poste Italiane e Intesa Sanpaolo si era presentato come il più autorevole candidato premier dei centristi. La rivalità con Monti - Rottura con Berlusconi ma rottura anche con Monti, che dopo averlo scelto si è presto pentito della smania di protagonismo raramente seguita da fatti concreti. Un'attività da ministro aperta dal pasticcio sulle liberalizzazioni, tanto strombazzate, e concluse con l'autunno nero del lavoro, tra Alcoa e Ilva (dove il ministro più attivo è stato paradossalmente quello dell'Ambiente Clini, come se il rischio disoccupazione per 5.000 persone e la chiusura del secondo più grande polo siderurgico europeo fossero noccioline). Di fatto, nel governo Passera ha lavorato da separato in casa. Risultato: ora la poltrona (una qualsiasi, anche "solo" da ministro) si sta allontanando. Picche dal Pd - Non gli resta che il Partito democratico, che entro Capodanno organizzerà le sue primarie per decidere chi mandare in Parlamento, Fuori discussione la sua presenza nelle liste, il buon Corrado proverà in questi ultimi frenetici giorni di convincere Pierluigi Bersani ad assegnargli un incarico nell'eventuale governo di centro-sinistra: impresa disperata, a meno che come annunciato dallo stesso segretario democratico il Pd non aprirà corposamente ad elementi centristi. In questo caso, però, Passera dovrà bussare alla porta di Casini e Montezemolo, due suoi vecchi sponsor. Ma lo dovrà fare col cappello in mano, sperando per giunta che Monti non accetti l'offerta di Berlusconi e si ricandidi a Palazzo Chigi. In entrambi i casi, Passera reciterà un ruolo secondario: prospettiva dura per chi, arrivato nei Palazzi della politica romana, ha sempre dimostrato ambizioni pari solo alla propria capacità di auto-sabotarsi. 

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