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Ingroia nuovo corrispondente del Fatto dal Guatemala: "C'è più speranza qui che in Italia"

Nicoletta Orlandi Posti
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  Ma Antonio Ingroia lo sa quale è il suo mestiere? Si direbbe di no. Quando stava in Italia, invece di fare il magistrato non perdeva occasione per mettere becco in qualsiasi dibattito poltico per poi emettere una sentenza che nessuno aveva chiesto. Ora sta in Guatemala e invece di occuparsi di contrastare la criminalità organizzata - questa dovrebbe essere la sua mission - si mette a fare il giornalista. Sul Fatto Quotidiano è infatti comparsa una rubrica che dal titolo, "Diario dal Guatemala", lascia intendere che a cadenza regolare e fino a settembre 2013 Antonio Ingroia ci delizierà con i suoi articoli dal Centro America. Oggi si esibisce nel racconto del crocevia dei traffici illeciti che ha trovato. "Il Guatemala", scrive, " è il settimo paese al mondo per tasso di omicidi in relazione alla popolazione e il 98% dei delitti rimane impunito". Meglio il Guatemala dell'Italia Ma quello che più ha colpito Ingroia è un'altra cosa: "Da queste parti la magistratura italiana, e in particolare quella dell'antimafia è molto apprezzata". "Qui conoscono", spiega "e hanno studiato il metodo investigativo italiano e lo apprezzano: apprezzano i magistrati italiani e gli strumenti che quei magistrati utilizzano. Perfino il concorso esterno, tanto vituperato in Italia è qui considerato uno strumento potenzialmente idoneo per punire la corruzione e la collusione con i poteri criminali".  La conclusione di Ingroia-cronista-commentatore politico è una sola: "C'è più speranza qui in Guatemala che in Italia di liberarsi di certi fenomeni criminali. E mi confermo sul fatto che, sì, ho fatto bene a venire qui".  

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