
Insulti, freddezza, sarcasmo: i comandamenti di Flavio per diventare un boss

The Apprentice su Sky è ormai un cult: forgia gli aspiranti manager del reality a suon di "caproni" e "io sono io, voi non siete nessuno"
di Paolo Emilio Russo In un Paese dove tutti - compreso chi gli deve più che un seggio - fanno a gara per prendere le distanze da Silvio Berlusconi, l'“erede” del Cavaliere si è fatto avanti. Come l'originale, il “Cavaliere nero” (famosi e imitatissimi, ormai, i suoi girocollo scuri) ha sgomitato nel mondo degli affari e dell'impresa, si è costruito l'immagine del vincente grazie allo sport, ed è stato consacrato al grande pubblico grazie alla tv. Flavio Briatore, se possibile, è ancora più sanguigno dell'originale. «Preparati ad ingoiare filo spinato», metteva in guardia i ragazzi che hanno deciso di partecipare al suo show, The Apprentice. «Chi finisce secondo è il primo dei perdenti», filosofeggiava nello spot dell'ultima puntata. Inflessibile, aggressivo, freddo, «Boss Flavio» ha scelto attraverso colloqui, prove pratiche, faccia a faccia, il migliore tra i 16 professionisti-concorrenti. Per lui, il vincitore, era in palio l'assunzione nella holding FB, un posto di lavoro pagato con «uno stipendio a sei zeri». Più che uno show, The Apprentice è stato un one man show. Briatore ha voluto impersonare il modello da seguire, i concorrenti erano i suoi discepoli: «Guarda me», diceva ai ragazzi, ben vestiti, ultra qualificati, spesso caduti su prove pratiche facilissime, «che sono partito da zero e ancora alla mia età sono ambizioso, affamato, arrabbiato». Leggi l'articolo integrale di Paolo Emilio Russo su Libero in edicola oggi, mercoledì 24 ottobre
Dai blog

Suburra, la Roma corrotta dal potere allo scontro finale
