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Sallusti, la politica lo scarica: dovranno salvarlo i giudici

La legge che vogliono gli onorevoli colpisce la libertà di stampa. Hanno sbagliato i magistrati, siano loro a rimediare

Giulio Bucchi
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di Franco Bechis C'è un fatto nella vicenda che rischia di portare in carcere fra poche settimane Alessandro Sallusti che quasi tutti si sono dimenticati. Il fatto è che la sentenza di condanna notificata ai legali dell'attuale direttore del Giornale è frutto di un ormai palese e conclamato errore giudiziario. Sallusti è stato condannato a 14 mesi di reclusione nella doppia veste di direttore responsabile di quotidiano e di articolista che avrebbe vergato un commento ritenuto diffamatorio con lo pseudonimo di Dreyfus. Molti aspetti di quella sentenza di secondo grado e della sua conferma stabilita dai giudici della Cassazione contro il parere stesso della procura lasciano perplessi, ma uno è certo: si è attribuita ingiustamente a Sallusti una colpa che non aveva. La giustizia ha commesso in fondo lo stesso identico errore che avrebbe compiuto un giornalista condannato per diffamazione: per incuria non ha appurato se il fatto era vero, e in quella sentenza è stato affermato il falso. Si tratta di un clamoroso errore giudiziario, e oggi tutti lo sanno, visto che Dreyfus, e cioè Renato Farina, ha svelato la sua identità. Chi ha scritto quell'articolo dunque ha autodenunciato la sua responsabilità, e lo ha fatto prendendo la parola in una seduta parlamentare. La prova dell'errore giudiziario dunque oggi è un documento ufficiale di altissimo valore: un atto ufficiale del Parlamento della Repubblica italiana. Ne esiste pure certificazione video, ma l'atto è lì e resterà negli annali della storia ufficiale di questo Paese. Leggi l'articolo integrale di Franco Bechis su Libero in edicola oggi, martedì 23 ottobre

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