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Mentana affida a Fb la replica a Scalfari:"Per Eugenio si può criticare solo il Cav"

Chicco scrive: "I sondaggi hanno valore anche se non sono contro Berlusconi"

Nicoletta Orlandi Posti
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  Ecco la risposta di Enrico Mentana a Eugenio Scalfari pubblicata dal direttore del TgLa7 su Facebook. L'articolo di Scalfari non mi ha sorpreso: Eugenio, che è e resta un grande giornalista, ha messo nero su bianco concetti critici che da qualche tempo mi accade di ascoltare. In sostanza: andava bene un'informazione completa e senza sudditanze finchè c'era Berlusconi, ma ora bisogna essere tutti «responsabili» e «sobri», per non disturbare il tentativo di salvataggio di Monti e l'opera di ri-legittimazione dei partiti tradizionali.  Valore delle notizie Io penso invece, da sempre, che le notizie siano le notizie, e nient'altro. Se un partito di maggioranza prende un'iniziativa meritevole è doveroso darne conto, ma se fa una fesseria è altrettanto doveroso raccontarla. Se ora nei nostri sondaggi (che erano così graditi quando il premier Berlusconi perdeva consensi) l'astensione si fa sempre più alta e Grillo continua a crescere a scapito dei «soliti noti», è inutile prendersela col sondaggista o con chi lo manda in onda: forse sarebbe invece più produttivo chiedersi perchè una fetta sempre maggiore dell'elettorato fa scelte punitive rispetto al quadro tradizionale dei partiti. Mentre leggevo l'articolo di Scalfari, la trasmissione Agorà, su Raitre, diffondeva i risultati dell'ultimo sondaggio della società Swg: il Pd primo partito al 24%, il Movimento 5 stelle al 21%, il Pdl al 15%. Difesa del lavoro Ecco, Eugenio, tu che hai potuto votare fin dalle prime elezioni repubblicane, hai mai visto un simile fenomeno di crescita (per ora solo potenziale, anche se suffragata dai dati delle amministrative)? E davanti a questa esplosione come si dovrebbe comportare un telegiornale che vuole raccontare quel che succede senza tifare per nessuno? Mettere la sordina? Stigmatizzare? Se Casini o Vendola fossero arrivati al 20% nei sondaggi, quanto ne avrebbero parlato i grandi giornali, compreso quello che hai fondato? E quale "share of voice" avrebbero in tutti i tg? La libertà di informare va esercitata e rispettata anche quando chi governa e chi lo sostiene non organizzano festini nè rispondono con il dito medio e le pernacchie ai giornalisti. E la realtà non va sfumata per carità di patria; in questi giorni la stampa economica internazionale profetizza sventure al confronto delle quali le notizie del mio tg sembrano corrispondenze da Disneyland.  Impossibile negare boom di Grillo Per chi vuole usare il telecomando c'è sempre qualcun altro che sa indorare la pillola o - com'è legittimo - raccontare delle ultime creme anti-scottatura. Ma io ogni sera devo e voglio raccontare i fatti che ritengo importanti per un pubblico che vuole essere informato: ho cominciato a farlo su La7 quando c'era uno schieramento imponente di tg filo-governativi benedetti dal Cavaliere, non vedo perchè dovrei cambiare ora. Credo che Giorgio Napolitano abbia fatto qualcosa di grande per questo paese in una fase di eccezionale delicatezza, e gliene dovremo essere grati per sempre. Nonostante quel che scrive Grillo, è stato a mio parere il miglior presidente di questi 65 anni di storia repubblicana. Ma quando ha negato il boom elettorale del Movimento 5 Stelle ha commesso un errore, e la libera stampa aveva il dovere di rimarcarlo.  I giovani Quanto agli interessi dei giovani: oggi il Corriere della Sera pubblica l'intervista a uno degli uomini più potenti d'Europa, il presidente della Bundesbank: ha 13 anni meno di me e - se posso permettermi - la metà degli anni di Scalfari. In Italia, come è noto, la situazione è sconfortante: l'unico vero risultato di diciott'anni di contrapposizione militare tra berlusconiani e antiberlusconiani è che gli uni si sono retti in piedi appoggiandosi agli altri, come fanno gli ubriachi: il risultato è che a casa non ci è andato nessuno. E lo stesso è successo in tutti gli altri settori di una società bloccata, in cui nessun posto si libera per garantire quel ricambio che è stato la salvezza di altri paesi. Così ci siamo giocati un'intera generazione, in politica, nell'imprenditoria, nell'università, nel giornalismo. Credo che si possa parlarne, e cercare strumenti anche urgenti, anche di rottura per cambiare la situazione. Per averlo scritto non credo di dover rischiare addirittura di «diventare il pericolo pubblico di tutti i democratici di questo Paese»... Che “Repubblica delle Idee” sarebbe? Enrico Mentana  

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