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Il ritorno di David Bowie: il singolo "Where are we now?" e la nostalgia per Berlino

Il Duca bianco riappare a sorpresa a 10 anni da Reality: il brano dalle atmosfere Anni 70 anticipa il nuovo album "The next day" e già vola su iTunes

Leonardo Filomeno
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Il nuovo singolo di David Bowie, Where are we now?, sugli scaffali di iTunes è sbucato così, senza nessun preavviso, cogliendo tutti di sorpresa e lasciando subito il segno (in classifica già vola). E pensare che è solo una piccola anticipazione del suo 30esimo album, The Next Day, in uscita il 12 marzo, allo scoccare dei 10 anni dal suo ultimo lavoro, Reality, e prodotto dal fedelissimo Tony Visconti, giusto a sottolineare come gli Anni 70 non siano mai passati veramente. Nostalgia berlinese - "Where are we now? Where are we now? The moment you know, you know, you know", fa il ritornello di questo splendido brano. In italiano vuol dire: "Dove ci troviamo adesso? Nel momento in cui sai, tu sai...". E' un interrogativo, una riflessione profonda. E' un modo di cantare struggente, malinconico, forse rassegnato all'idea di non poter riacchiappare in nessun modo quei ricordi, quelle suggestioni, quei pezzi di strade, quei luoghi di una Berlino che ormai è lontanissima e visibile soltanto nelle immagini a bianco e nero che scorrono su uno schermo, lì, in quella specie di garage, sotto gli occhi di due pupazzi immobili, persi nei loro pensieri e prigionieri di quei volti sferici (uno è quello del cantante) frutto del genio di Tony Oursler in un video che va solo visto, non spiegato. Buon compleanno, Duca - E' la sorpresa che i fan del Duca, in cuor loro, prima o poi s'aspettavano. E' il 2013 che inizia con uno scossone potente, di quelli un anno gramo di novità significative te lo fanno dimenticare in un solo istante. Ma è anche un regalo a se stesso, un ritorno tutto fuorché ordinario, visto che arriva nel giorno in cui il signor David Bowie, pardon il Duca Bianco, o forse oggi è meglio parlare del suo Ziggy Stardust, di candeline ne spegne 66 (e il giorno, a proposito di miti che non tramontano mai, è lo stesso in cui è nato il re del rock and roll Elvis Presley). E' un vuoto che si riempie. E' il chiacchiericcio incessante (sul suo abbandono e sulla lontananza dalle scene dovuta anche alla malattia) che all'improvviso si resetta. Diventa polvere. E', impossibile non farlo notare ancora una volta, una sorta di viaggio nel tempo, una strizzata d’occhio alla trilogia berlinese di fine Anni 70, Low, Heroes e Lodger, al geniale Ziggy Stardust. E' il treno preso da Potsdamer Platz, è la discoteca Dschungel. E' "un uomo perduto nel tempo, vicino alla KaDeWe, semplicemente prossimo alla fine".  

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