Piove, anzi diluvia sull’Italia. Gli azzurri sono ancora a Mangaratiba, ma il clima sembra già quello della giungla di Manaus dove per sabato sono previsti 33 gradi e il 60% di umidità. L’allenamento serve quindi più a prendere confidenza col clima tropicale che ad alleggerire le gambe dei ragazzi di Prandelli. A pesare, però, in questo momento è soprattutto la testa del ct. A tre giorni dall’esordio mondiale con l’Inghilterra, i pensieri di Cesare si accumulano: i sudditi di Sua Maestà corrono, e tanto. «È diversa dall’ultimo Europeo, è arrivata gente nuova come Sturridge», sottolinea Marchisio, «occorre stare attenti perché loro sono forti fisicamente e hanno giocatori molto veloci, per affrontarli non dobbiamo cambiare il nostro modo di giocare con tanti centrocampisti di qualità». Scoprirsi perciò non si può, lo aveva anticipato lo stesso ct scartando l’opzione delle due. C’è solo un posto da dividersi e SuperMario è il favorito, ma in questo momento è in gioco tutta l’idea-Italia. Da una parte la squadra che deve aspettare Balo, a secco da ottobre in maglia azzurra e con appena 14 reti in tutto il campionato, solo due in più del bottino con cui si era presentato alla Confederations Cup dopo pochi mesi al Diavolo. Dall’altra una che punti sull’entusiasmo di Ciro, 22 quest’anno col Torino. Uno ha conquistato la Germania, l’altro per ora solo il cuore della sua fidanzata. E chissà che Prandelli non si sia già pentito della decisione di aprire il ritiro alle famiglie - in stile Olanda - dopo l’improvvisa quanto intempestiva richiesta di matrimonio di Mario alla sua Fanny (festeggiata dai compagni con un applauso a inizio seduta). Ma le principali considerazioni del ct sono più tattiche che statistiche o psicologiche: l’Italia finora non gli è piaciuta. Scarica, attendista e comunque perforatissima: il sistema azzurro non trova più l’equilibrio. De Rossi davanti alla difesa dà una mano ai centrali, ma limita la manovra offensiva ingolfata tra Candreva-Marchisio e i cervelli Pirlo-Verratti. Servirebbe Cassano a dare una mano a Mario, ma nel barese non c’è fiducia per più di mezzora a partita. Fantantonio lo sa e mastica amaro. Continuità, corsa e tanta copertura potrebbe darle invece Insigne a sostegno di Immobile pur partendo largo da sinistra, in una sorta di 4-1-4-1 con linee definite, maggiore potere alla qualità dei palleggiatori azzurri e più libertà di sganciamento per gli agguerriti Darmian e De Sciglio. «Il mister conosce le mie caratteristiche: sono a sua disposizione. Se deciderà di schierarmi da esterno darò il massimo», si candida lo “scugnizzo” del Napoli, «con Ciro e Verratti abbiamo fatto grandi cose a Pescara e quello che abbiamo fatto lì non si dimentica. Basta lo sguardo e capisci tutto». Con il regista del Psg ancora febbricitante, il centrocampo a 4 garantirebbe comunque il giusto mix tra solidità e idee (favorito Thiago Motta). Immobile garantisce la profondità che serve per tenere lontane le difese avversarie, altrime[/TESTO][TESTO]nti l’Italia rischia di finire schiacciata dalla pressione degli inglesi. Balotelli tende ad abbassarsi troppo o a svariare sul fronte d’attacco, facendo mancare un riferimento centrale fondamentale per alleggerire la manovra. In più gli inglesi lo conoscono e lo temono, hanno studiato il suo modo di giocare fin nei dettagli e sanno quali sono i suoi punti deboli. Mentre Ciro è sostanzialmente uno sconosciuto all’estero: Germania a parte, evidentemente. E poi in fondo a questa Italia serve un eroe: Schillaci, Pablito Rossi, perfino Roberto Baggio, se volete. Ognuno può scegliere il paragone più illustre per Immobile, ma solo lui può salvare quest’Italia. Francesco Perugini