Chiara Boni, l'italiana che veste l'America: la stilista preferita da Melania e Beyoncé
Che cos'è la moda per Chiara Boni? «La mia passione. Mi sento una privilegiata perché faccio un lavoro che mi piace e mi rende felice». Qualche anno fa ha affermato di considerare la moda come una forma di espressione liberatoria che le ha dato la possibilità di esprimere al meglio se stessa. È ancora così o si è piegata un po' alle strategie del mercato? «Non mi sono piegata alle strategie, invecchiando ho imparato i trucchi del mercato, oggi sono io che gestisco il modo di essere vicina al consumatore, nel mio caso alle donne che mi seguono». La moda e l' eleganza vanno di pari passo? «Dipende, la moda ha una funzione diversa rispetto agli anni '50, periodo dell' eleganza diffusa, quando anche i meno ricchi riuscivano a vestirsi bene seguendo codici chiari e riconoscibili, oggi la moda non segue i diktat. Va interpretata. C' è chi riesce a interpretarla in modo elegante e chi in modo cafone. Non basta acquistare un abito firmato se poi si sbagliano lunghezza e accessori. E cosa davvero importante, il vestito non deve risaltare troppo, ma valorizzare chi lo indossa». Nelle sue collezioni c' è molto nero, è sempre il colore dell' eleganza? «Diciamo che un vestito nero aiuta, è un colore democratico». Questo inverno molti stilisti hanno puntato sulle tinte accese, come arancio rosso, giallo. Cosa ne pensa? «In America vendiamo molti abiti a tinte forti. In Italia le donne difficilmente vanno in giro con un vestito giallo, forse osano di più con il soprabito o il cappottino colorato». La donna di Chiara Boni è più femminile o più sexy? «Più femminile, non faccio spacchi o scollature audaci, non mi piace scoprire la donna, la sensualità è un gioco più sottile». Rispetto allo scorso anno ha persino allungato di qualche centimetro l' orlo del vestito... «Per l' autunno inverno 20017 e l' estate 2018 le lunghezze vanno sotto il ginocchio; slanciano la figura». Quindi niente minigonne, il tacco 12 invece resiste? «È troppo scomodo per resistere. Questa è la stagione delle scarpe basse e anche un po' maschili, stanno bene anche con gli abiti sotto il ginocchio». La donna nel mondo del lavoro ancora molto maschilista come dovrebbe vestire? «La donna dovrebbe saperlo che prima di tutto deve piacere a se stessa, è l' unico modo per acquisire sicurezza e disinvoltura. Naturalmente non deve rinunciare alla femminilità, ma non dovrebbe mai scegliere mise sexy». Quando un abito convince più delle parole? «Quando diventa parte della persona che lo indossa. Il vestito non deve risaltare, ma mettere in evidenza bellezza e fascino della donna». Che cos'è la volgarità? «È molto personale... si può indossare un abito molto chic e risultare volgarissima. La volgarità risiede più nel tono di voce e nel modo di muoversi». Lei viene definita la «stilista da valigia» per il suo rivoluzionario abito in tessuto strech che va in lavatrice e non si stira... «È importante viaggiare leggeri. Una volta c' erano i facchini , oggi giriamo con un trolley. I miei abiti in jersey elastico, pur avendo l' aspetto sartoriale, si possono arrotolare e poi indossare senza stirarli. E sono perfetti». Dallo spirito pop del suo marchio "You Tarzan Me Jane" degli anni '70 a "La Petite Robe" (il tubino) griffe sofisticata. È stata un'evoluzione o una rivoluzione? «Dieci anni fa, quando ho deciso che volevo ricominciare da sola e fare una cosa semplice, ho immaginato una collezione da indossare dalla mattina alla sera, cambiando solo gli accessori. E volevo utilizzare un solo tessuto, quello del mondo dello sport. Ho eliminato le cuciture, i bottoni e le zip, diventate solo decorative. Così è nato il mio tubino pulito, aderente e con il giro manica stretto. Che si calza dai piedi». Il suo tubino è per le magre formose? «Non solo. Vesto Beyoncé, che è una taglia 46 e le latine formose. Vesto da anni Nancy Brilli, il suo primo abito da sposa quando ha sposato Massimo Ghini era il mio. Vesto quasi tutte le giornaliste conduttrici dei programmi sportivi, oltre alla Panicucci, D'Urso e a Cristina Parodi. Ho realizzato il vestito da sposa di Giovanna Melandri. E tanti altri». Sfila a New York da cinque stagioni, grazie alle americane il suo fatturato è schizzato a 24 milioni, con un aumento del 35 per cento rispetto allo scorso anno. Il 70 per cento dei suoi prodotti viene venduto negli Stati Uniti. Perché piace così tanto alle americane? «Il mio tubino ha incontrano il gustodelle donne più formale. Loro amano la moda italiana. Mi fermano per strada, mi scrivono, mi raccontano. Vado spesso negli Stati Uniti per incontrare nei punti vendita le mie clienti arabe, spagnole, americane...». Hanno scritto che si ispira agli abiti sartoriali delle donne dell' alta società americana. Si è sentita offesa? «No. Anche perché non è così, l' alta sartoria è italiana o francese». Oltre alle attrici da red carpet, avvocatesse e imprenditrici ci sono first lady fasciate nei suoi abiti? «Meliana Trump, durante la campagna elettorale del marito, ha indossato due miei abiti; Lara la moglie di Eric, il primo figlio del Presidente, li porta spesso. Tra le mie fan anche le senatrici americane». La first lady è elegante? «Mi piace molto quando non è ingessata ed è più naturale. Durante la visita in Italia, per esempio, con il cappotto di Dolce & Gabbana e le scarpe basse, era più disinvolta e quindi più elegante. La bellezza parte dal portamento. Comunque nessuna first lady è inelegante, con lo staff di persone che si ritrovano è difficile...». E la Merkel? «La sua scelta del tailleur pantalone è giusta, però è sempre un po' spiegazzata, probabilmente i suoi capi non sono di grande qualità. Ma è coraggiosa ad osare con le tinte forti». Le arabe amano la moda italiana. Ha mai pensato di portare in passerella il burka? «Non ci penso proprio. Ho molte clienti arabe che giocano con la seduzione: sotto il burka indossano i miei abiti con scarpe rosse e tacco a spillo». Tre monomaca, a Roma, Miilano, e a Los Angeles, l' ultimo fresco d' apertura e 100 punti vendita negli Stati Uniti. Produce tutto in Italia? «Certo, tra Toscana, Emilia, Veneto e Lombardia ed è una produzione ecosostenibile. E niente pellicce». Questo ci piace molto. Cosa pensa delle donne che in questo momento stanno denunciando gli uomini di potere, registi... «Io sono sempre dalla parte delle donne e contro gli uomini che hanno abusato e abusano del loro potere». Ha dichiarato in un' intervista che le bionde sono un po' principesse; ma ci sono anche le streghe bionde, come si riconoscono? «... dagli occhi». Manca un mese alle feste. Che look consiglia? «Un abito rosso, con una spilla vintage a forma di albero di Natale, andava molto negli anni '50». di Daniela Mastromattei