Xerro, numero di matricola 2788. È stato lui il primo cane dell’unità cinofila antidroga della Polizia Locale di Milano. Da allora sono passati 25 anni. Un quarto di secolo da quel marzo 2000, dove tutto ebbe inizio, in cui gli agenti a quattro zampe si sono succeduti numerosi, soprattutto perché l’età media per questo di tipo di attività si aggira sui 10/12 anni.
Tutti pastori tedeschi provenienti da Austria, Germania, Svizzera, Cecoslovacchia e qualcuno anche dall’Italia. «Tra le varie razze è il più equilibrato per questo tipo di impiego, ha una buona presa, sa giocare e soprattutto sa stare in mezzo alla gente», spiega l’istruttrice e assistente esperta, Alice Lottici. In totale sono dieci gli animali antidroga in servizio, anche se da un paio di mesi sono diventati nove perché Bond, che ha 12 anni, è andato in pensione. Il più operativo negli anni è stato Fado che ha lavorato fino ai suoi 15 anni, il più giovane è Carletto di 2 anni e mezzo, e tra i vari Poncho, Whitcher, Rex, che non poteva mancare, c’è anche Rublo che ha un occhio solo. Un ruolo importante il loro, che in compagnia dei loro amici umani cercano di tenere puliti dagli stupefacenti parchi, strade e piazze.
Nel 2024 grazie al loro fiuto sono stati effettuati 199 sequestri, dove sono stati rinvenuti 24 kg di hashish, 1,5 kg di marijuana, 25 gr di eroina e 46 grammi di extasy e 90 di cocaina. In questi primi mesi del 2025 i sequestri fino a Pasqua sono stati 69, per 6 kg di hashish, 7 di maria e 250 gr di cocaina. «Si chiama unità cinofila perché cane e uomo lavorano in simbiosi», sottolinea l’istruttore e sovrintendente scelto, Enzo Tarallo. «Il lavoro principale sta nell’insegnare al conduttore che siamo noi che dobbiamo saper comunicare con il cane, a lui basta guardarci e riesce a intendere cosa deve fare. L’addestramento non finisce mai».
Ma come si insegna ad un cane a cacciare la droga? «I nostri animali vengono presi tramite mediatori, utilizzati da tutte le forze dell’ordine, poi li teniamo in prova per un mese per verificare la stabilità del cane, oltre a effettuare le visite veterinarie», continua il sovrintendente Tarallo, «quando viene acquisito si passa alla fase due, ossia cerchiamo di addestrarlo attraverso il gioco. Imbrattiamo un manicotto con pseudo sostanze che hanno l’odore degli stupefacenti, ma non il principio attivo, prodotto per noi da un laboratorio chimico, dopo averlo fatto annusare lo lanciamo, quando lo trova e ce lo riporta noi gli diamo un premio». «In genere utilizziamo sostanze che riproducono l’essenza di cocaina, marijuana, extasi, che sono le più comuni», aggiunge l’istruttrice Alice, «l’odore viene associato al gioco. Quando fiutano la sostanza la segnalano, si fermano, ti guardano, raspano». Sei i mesi per l’addestramento sia per l’agente a quattro zampe che per il suo conduttore, al termine c’è un esame per ottenere l’idoneità al servizio.

Per il conduttore il corso si svolge con fasi teoriche sulle cinotecniche, sugli effetti degli stupefacenti, oltre che di veterinaria. Poi segue la pratica con il fedele compagno di lavoro: si parte con la fase di obbedienza, dopo si associano le sostanze stupefacenti e infine si portano sul campo, come Parco Sempione, Forlanini, sulla metro o in piazza. Devono imparare a cercare in ogni circostanza. L’unità cinofila della Polizia Locale di Milano, che di fatto è sotto il nucleo Radiomobile, è diventata punto di riferimento per l’addestramento dei cani antidroga a livello nazionale, in questi mesi si stanno allenando un agente di Cinisello Balsamo, dove sarà avviata la prima unità cinofila antidroga, e una di Verona, lei è alla sua seconda esperienza. Il centro che si estende su 9500 metri quadrati, ha al suo interno un enorme parco attrezzato per gli addestramenti e 20 box per gli animali, dotati di spazio giorno, più ampio e luminoso, e di quello notturno più riparato. Anche il tetto è stato studiato affinchè ci sia la giusta temperatura e aerazione sia d’estate che d’inverno. E, in casi eccezionali, come l’esondazione del Lambro di qualche anno fa che aveva completamente allagato il canile di via Aquila, è stato anche utilizzato come rifugio temporaneo per cani e gatti sfollati.

A prima vista sembra un’area all’avanguardia, un grande parco di qualche club londinese, ma quando hanno iniziato 25 anni fa sono partiti solo con 10 box per gli animali, poi è arrivata la roulotte dove si cambiavano gli agenti. «Ci vuole passione per gli animali ma soprattutto per il proprio lavoro», dicono gli agenti in servizio.
«Il conduttore deve garantire almeno 10 annidi attività. Siamo un grande branco» concludono con ironia, «cani e individui, una vita in simbiosi, chi può li porta a casa e il rapporto di amicizia migliora 100 volte».