Il canto del muezzin risuona tra le tavole imbandite. Il sole sta tramontando e centinaia di uomini e donne velate si preparano a cenare. Ci sono anche i rappresentanti delle istituzioni. Sullo sfondo, la stazione Centrale di Milano. Gli islamici si sono presi la piazza per celebrare l’iftar, ovvero per spezzare il digiuno imposto dal Ramadan.
Un evento messo in piedi dal Consolato generale del Qatar, in collaborazione con l’associazione marocchina Jasmine, ma soprattutto patrocinato dal Comune di Milano. La città in cui Beppe Sala e compagni hanno regolarizzato quattro moschee abusive e dato i permessi alla costruzione di una quinta, che sarà la più grande del Nord Italia.
La città in cui le periferie ad alta densità islamica scoppiano e si ribellano alla legge (Corvetto e San Siro su tutte). La città in cui, prima di tutte in Italia, si è materializzata per ben due volte la taharrush gamea, termine arabo per indicare la molestia collettiva che può anche sfociare nello stupro.
Ma non è tutto. Perché ieri sera un’altra piazza della metropoli (Leonardo da Vinci, quella del Politecnico) si è vestita a festa in ossequio all’islam. Questa volta il Pd si è infilato direttamente nella macchina organizzativa: i Giovani Democratici (il movimento giovanile del partito) hanno infatti affiancato i Giovani Musulmani di Milano e Monza per allestire l’“Iftar street” (patrocinato dal Municipio 3, il più rosso della città). Un’altra cena comunitaria all’aperto.
«Un’occasione di aggregazione sociale e dialogo interreligioso tra giovani», dicono i giovani piddini. E di «evento storico» parlano gli islamici. «Sorrisi che si incrociano e cuori che si avvicinano», si leggeva a corredo della locandina. Con un invito: «Porta qualcosa da condividere, il tuo tappetino per la preghiera e la tua voglia di stare insieme e vieni a vivere un’esperienza unica nel suo genere». Una giovane velata, nel video sponsorizzato sui social, spiega: «Questo evento non è solo cibo: è un’occasione per rompere barriere, costruire ponti tra culture, vivere i valori del dialogo e della condivisione». Aggiunge un’altra: «È una serata simbolo di unione». E per non farsi mancare nulla, sempre ieri sera, il presidente del Consiglio comunale di Milano, Elena Buscemi (Pd), ha partecipato alla cena organizzata dal Coreis, la Comunità religiosa islamica italiana, per «scoprire il mistero di Ramadan» all’interno della moschea al-Wahid di via Meda.
La Lega, nemmeno a dirlo, è sulle barricate. «Il livello di sottomissione all’islam conosce limiti: chissenefrega se gli islamici in città fanno quello che vogliono, tra moschee abusive, rivolte nelle periferie e diritti negati alle donne», attaccano Silvia Sardone, eurodeputata e consigliere comunale, e Samuele Piscina, segretario provinciale e consigliere comunale. «Per la sinistra vale tutto ma per noi invece legalità, trasparenza e radici cristiane hanno ancora un valore molto importante», rincarano la dose i leghisti. Promettendo bagarre nelle sedi istituzionali: «Siamo pronti a dare battaglia per capire quanti soldi dei cittadini sono stati spesi per mettere in scena l’ennesimo inchino all’islam».