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Caos nell'edilizia? Beppe Sala se la prende con i "fascisti"

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Lorenzo Mottola
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Mettetevi nei panni di una famiglia milanese. Una famiglia che è riuscita con sacrifici a versare un acconto per comprare una casetta con una stanza in più dove sistemare un figlio in più. Poi, dopo aver scucito 200mila euro, tutto si è fermato: pratica bloccata per via della guerra tra procura e Comune di Milano. E così ora, come il padre raccontava ieri sui quotidiani, il piccolo nucleo s’è trasferito prima a casa della suocera e poi ha dovuto affittare un altro appartamento svenandosi. Ora, proviamo a chiederci: come prenderà questo signore le ultime dichiarazioni del sindaco Giuseppe Sala che, nell’ordine, getta malamente la spugna sulla legge che risolverebbe il suo problema (comune a tanti in città) e sostiene invece che si batterà “con tutte le mie forze” per affrontare un’altra pressante emergenza, ovvero il fascismo?

A rendere sconnessi i pensieri di Sala è stata la seduta di lunedì in Consiglio comunale, dove è andata in scena una comprensibilissima protesta da parte delle opposizioni per il caos edilizia. «Ieri è stata una giornata difficile, dura«, ha detto il primo cittadino, «Io non mi scaldo per la richiesta di dimissioni, nel teatrino della politica queste cose avvengono. Ma ciò che è successo in aula sono scene da Ventennio, una parte dei rappresentanti di FdI ha quella matrice culturale». Il riferimento è in particolare al blitz di un consigliere del partito di Giorgia Meloni, che durante i lavori ha “scippato” alcuni documenti dai banchi della giunta e li ha gettati in un cestino. Per la verità, in un paese in cui le risse in Parlamento non rappresentano certo un’eccezione (Sala può chiedere all’amico Fiano del Pd), onestamente pare un po’ poco per parlare di squadrismo. Per tacere della candidata Pd alle ultime regionali in Umbria che nei comizi stracciava di fronte ai seguaci il programma elettorale dei rivali.

Eppure il sindaco sente vicina l’onda nera. «Vogliono governare? Auguri, io mi batterò con tutte le mie forze perché Milano non vada in mano a questa destra con connotazioni fasciste». Per chi si fosse perso le puntate precedenti, al centro del dibattito c’è la cosiddetta Salva-Milano, legge che dovrebbe sanare una quantità infinita di pratiche edilizie bloccate. La sintesi: Comune e procura hanno due visioni diverse sul modo in cui sono state applicate le norme che regolamentano le ristrutturazioni nell’ultimo decennio. I magistrati ritengono che non fosse possibile permettere di trasformare caseggiati di pochi piani in condomini o torri. Palazzo Marino, ancora oggi, pensa di essere nel giusto. E il vero problema è che in mezzo a questo scontrosi trovano sospese centinaia - se non migliaia di famiglie, con relativi investimenti. La Salva-Milano serviva a superare lo stallo sbloccando i lavori. E questa settimana, dopo l’approvazione alla Camera, toccava al Senato. Ma un’inchiesta su un dirigente comunale - accusato di corruzione - ha cambiato tutto, convincendo Sala e Elly Schlein a togliere immediatamente l’appoggio alla legge, che a Montecitorio era passata con i voti di Pd e maggioranza. Il sindaco ha detto che prendere le distanze dal Salva-Milano è stata “non una resa ma un atto dovuto”.

Non si capisce dovuto a chi, nessuno lo accusava di nulla. Semplicemente il centrosinistra temeva le critiche dei suoi giornali, di finire vittima della sua stessa demagogia sulle “colate di cemento”. «Io penso che la situazione vada risolta, però a chi mi accusa di essermi sfilato dalla faccenda dico, secondo me si è sfilata la politica». In realtà in questo momento il sindaco non sta dicendo la verità. La situazione è in effetti tutta nelle sue mani e in quelle del Partito Democratico. Ieri in Senato è stato rinviato il termine perla presentazione degli emendamenti. Il che significa che l’iter viene lasciato in sospeso in attesa che si plachi il polverone. Per il Centrodestra, non avrebbe senso approvare la norma senza l’appoggio chi governa la città. Il Pd di Elly Schlein, tuttavia, non vuole più metterci la faccia. E Sala se ne lava le mani. Probabile che Fratelli d’Italia esageri un po’ nel dire che sia il peggior governante “della storia della città”, in fin dei conti abbiamo avuto Radetzky e il Barbarossa. Di sicuro, però, c’è stato anche parecchio di meglio.

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