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Capodanno, la procura di Milano: "Molestie collettive in sfregio alle donne"

Massimo Sanvito
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Taharrush gamea. È l’espressione araba che torna a circolare tra i corridoi della Procura di Milano. Tradotta letteralmente significa “molestie collettive” ed è l’ipotesi più accreditata tra gli investigatori nell’inchiesta aperta (per ora a carico di ignoti) per violenza sessuale di gruppo sulla scia del racconto di Laura, la 22enne studentessa di Liegi risucchiata dal branco la notte di Capodanno, alla stampa belga. Un assalto in segno di disprezzo per le donne. E ora dove sono finite le tante anime belle che per giorni hanno parlato di «presunte molestie» solo perché la ragazza non aveva fatto denuncia? «Non abbiamo sporto denuncia in Italia perché sul momento non ci rendevamo conto della gravità dei fatti. Visto che avevamo il volo l’indomani abbiamo avuto solo una giornata per renderci conto di tutto, eravamo sotto choc e abbiamo passato il primo gennaio a parlarne tra noi: non ci è proprio venuto in mente», ci ha tenuto a precisare la ragazza nell’intervista concessa, e trasmessa ieri sera, a Dritto e Rovescio.

IL PRECEDENTE DI TRE ANNI FA
Ma c’è di più. Dagli accertamenti svolti finora, grazie anche alla visione delle immagini registrate dalle telecamere puntate su piazza Duomo, ci sarebbero altre vittime. Domani, poi, gli uomini della Squadra Mobile voleranno in Belgio per ascoltare Laura e gli amici con cui era (tre ragazze e due ragazzi) e raccogliere informazioni sul luogo esatto in cui è scattata la violenza. Un film già visto l’ultima notte del 2021, sempre a Milano, sempre in piazza Duomo: per quelle aggressioni, ai danni di nove turiste tedesche, sono poi stati identificati (tra imputati e condannati) otto nordafricani. «Sono io che ho deciso di parlarne, i miei amici mi seguono dietro le quinte: mi mandano messaggi di sostegno ogni giorno, siamo tutti insieme ma ci metto io la faccia», ha proseguito Laura ai microfoni di Mediaset.

 

 

Sottolineando che «questi fatti potevano essere evitati se la polizia fosse stata più presente in piazza perché erano troppo pochi in quel momento». Attimi terribili. E un racconto da mettere i brividi: «La prima cosa che ho detto alla mia migliore amica che tenevo per mano è stata “sto per morire”. Sentivo che stava per succedere qualcosa di grave. Mi sentivo triste di non poter fare nulla e sporca. Mi sono sentita veramente sporcata. Tutto esulava dalla mia volontà» Laura riavvolge il nastro. E ricostruisce quella nottata maledetta: «Abbiamo deciso di andare a Milano con altri cinque amici. Quando siamo arrivati nella piazza abbiamo notato che c’erano pochissimi turisti e anche pochi volti italiani. Poco prima di mezzanotte abbiamo sentito insulti rivolti all’Italia ma anche alle forze dell’ordine. Ci siamo subito domandate: “Dove sono i milanesi e i turisti e cosa ci facciamo qua?”». E ancora: «Abbiamo deciso di entrare nella galleria (Galleria Vittorio Emanuele II, ndr) pensando che fosse un posto sicuro ed è entrando nella galleria che siamo state circondate da circa 40 uomini che avevano dai 20 ai 40 anni che ci hanno bloccato la strada ed è lì che sono iniziati i palpeggiamenti».

IL TESTIMONE CHIAVE
C’è spazio anche per i dettagli delle molestie collettive. «Ci hanno toccato le parti intime, sia quelle superiori che quelle inferiori passando sotto i vestiti. I palpeggiamenti sono durati una decina di minuti, tempo lunghissimo ma in quel momento non te ne rendi conto: io sono fuggita grazie a un signore italiano che aveva tra i 40 e i 50 anni: voleva salvare sua moglie, il signore è riuscito a trarmi in salvo». E proprio quell’uomo sta cercando la Polizia, il testimone numero uno, per aggiungere frecce nella faretra delle indagini. Infine, la richiesta d’aiuto agli agenti presenti in piazza Scala, dalla parte opposta al luogo delle violenze: «Uscendo alla galleria ho incontrato la poliziotta e le ho detto quello che era successo in inglese, lei aveva le lacrime agli occhi e ha detto “non posso fare nulla”».
Intanto, infiamma la polemica politica. «Si parla tanto di patriarcato quando c’è un delinquente italiano, maledetto lui, che uccide una ragazza, ma poi c’è un silenzio surreale da parte della stragrande maggioranza delle tv e dei giornali, quando ci sono reati sessuali nel cuore dell’Italia, ma lì scompare il patriarcato. C’è un silenzio surreale da parte della maggioranza dei giornali e delle televisioni», attacca il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini. Mentre secondo Silvia Sardone, europarlamentare e consigliere comunale leghista, «sta passando l’immagine di una Milano capitale delle violenze contro le donne in piazza».

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