Morte di Ramy Elgaml, Fares Bouzidi al gip: "L'auto dei carabinieri ha spinto da dietro"
"L’unica cosa che ricordo con certezza di quella notte è la botta provocata dall’urto da dietro dell’auto dei carabinieri contro lo scooter sul quale ero con Ramy. Durante l'inseguimento speravo di riuscire a fermarmi o rallentare per permettere a Ramy di scendere. Non mi sono mai accorto che aveva perso il casco per strada". Lo ha detto alla gip Marta Pollicina Fares Bouzidi. Ma la sua versione stride con quanto verbalizzato dai carabinieri che non scrissero di un contatto tra l’auto e lo scooter.
"Fares ha risposto con difficoltà a tutte le domande del gip e della difesa, è ancora molto debole per l’infortunio - ha detto l’avvocato Marco Romagnoli ai cronisti dopo le due ore di interrogatorio al settimo piano del Palazzo di Giustizia -. E ha spiegato che non ci fu nessun alt da parte dei carabinieri, nessuno glielo intimò. Ha aggiunto di avere avuto paura quando ha incontrato l’auto dei carabinieri perché non aveva con sè la patente e temeva una multa. ’Loro mi venivano dietro e io ho accelerato, ha riferito al gip".
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L’urto da dietro è stato definito da Fares "una botta, una spinta e dopo noi siamo volati via con la moto e mi ricordo di essermi svegliato in ospedale". "Il mio assistito ha descritto quella come una serata normalissima per due ragazzi giovanissimi. Erano andati in corso Como per vedere altri ragazzi, ma, visto che non c’era ancora nessuno perché era troppo presto, se ne erano andati". Quanto alla catenina, ha ribadito Romagnoli, "non l’aveva rubata, era sua, come dimostrano delle fotografie e lui ha anche indicato dove l’aveva comprata e quanto l’aveva pagata".
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