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Corvetto, ordine di adunata contro la polizia: chiamata alle armi dei centri sociali

Massimo Sanvito
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 Gli hashtag che rimbalzano sui social e nelle chat d’area sono più espliciti che mai: #stopracialprofiling e #stoppolicebrutality, ovvero stop alla profilazione razziale e stop alla brutalità della polizia. L’invito ad abbassare i toni, da parte della famiglia di Ramy e della stessa comunità egiziana milanese, è durato giusto qualche ora.

Il tempo che il Coordinamento antirazzista italiano organizzasse per domani una fiaccolata al Corvetto - ritrovo in piazza Gabrio Rosa e corteo fino in via Ripamonti- convogliando attorno a sé lo zoccolo duro della galassia antagonista. Il ritornello è lo stesso che risuona da domenica: «Vogliamo verità e giustizia per Ramy e per Fares (l’amico che guidava lo scooter sui scappavano dai Carabinieri, ndr)».

 

 

 

«COLPA DEL RAZZISMO»

È duplice la tesi che guiderà il serpentone: il 19enne egiziano è stato ucciso dal razzismo e dalle forze dell’ordine. Nel comunicato diffuso per sponsorizzare l’adunata si legge infatti che «molti testimoni riportano una versione discordante da quella narrata in questi giorni dalle autorità, dai media e dalle istituzioni» (e che in questi stessi giorni «una retorica razzista e securitaria è l’unica risposta a cui viene dato spazio dai media e le uniche soluzioni pensabili dalle istituzioni, da sempre assenti nel quartiere, sono punizioni collettive».

Si sproloquia poi di «criminalizzazione dei giovani, posti di blocco e ulteriore ghettizzazione del quartiere Corvetto». Si giustificano le 48 ore di guerriglia urbana perché «la rabbia che vediamo in atto è frutto di anni di mancati investimenti sui servizi alla persona, sulla mediazione e sul contrasto alla povertà educativa». E, soprattutto, si giustifica il clima da banlieue perché ci sarebbe una «retorica che cancella la rabbia dell’abbandono, che spesso viene raccontata solo attraverso atti di vandalismo e criminalità, unici momenti in cuiviene dato spazio mediatico a questi quartieri». Vogliono persino sostituirsi agli investigatori: «Fateci vedere le riprese delle telecamere». Presunti testimoni hanno spiegato che la gazzella dei Carabinieri avrebbe speronato il T-Max su cui viaggiavano Ramy e Fares. Prove, ovviamente, non ce ne sono ma tanto basta per l’odio strisciante verso chiunque indossi una divisa. E così, all’emittente antagonista Radio Onda d’Urto, una ragazza di nome Ariam, membro del Coordinamento antirazzista italiano (la sigla che organizza il corteo di domani) e abitante del Corvetto, lo dice senza mezzi termine: «Prima di tutto bisogna fare luce su questo episodio tragico, che ha visto un ragazzo morto inseguito dalle forze dell’ordine».

 

 

 

Per poi andare ben oltre: «Molti che non conoscono e non approfondiscono ti chiedono il perché le persone scappano all’alt dei Carabinieri o scappano dalla polizia... Bisognerebbe approfondire cosa succede quando fermano persone razzializzate: gli abusi della polizia sono una prassi, sono stati normalizzati». Dopo la caccia ai fascisti immaginari, ecco la caccia alle forze dell’ordine colpevoli di non lasciar girare liberamente i delinquenti. E menomale che le acque dovevano calmarsi... A rispondere subito presente alla chiamata il centro sociale Cantiere, attivissimo nell’altra banlieue multietnica di San Siro.

 

«FUORI GLI SBIRRI»

«Non lasciamo soli la famiglia, gli amici, un quartiere, un pezzo della nostra città. Resistiamo al razzismo, alla violenza di Stato, alla paura. Per il diritto alla vita degna, per tutt*, in ogni quartiere», il grido di battaglia antagonista. Scontata anche la presenza degli anarchici del circolo Galipettes, che a rivolta in corso hanno soffiato sul fuoco: «Chi viene dai quartieri popolari ha a che fare con la polizia tutti i giorni, per un motivo o per un altro. Conosce l’arroganza e la violenza degli sbirri e sa bene cosa significa un fermo di polizia.

 

 

 

Ed è così che la rabbia aumenta. Ramy vivrà nei cuori della sua famiglia e dei suoi amici, nella rabbia che incendierà le strade. Fuori gli sbirri dai quartieri». Così come scontata è la presenza degli altri centri sociali milanesi, dal Lambretta al T28, e dei collettivi studenteschi, da Cambiare Rotta a Rebelot: tutti uniti contro Polizia, ordine legalità. Le ultime 48 ore senza scontri rischiano di essere soltanto una tregua. Tira ancora una brutta aria al Corvetto. Stasera alle 18, in piazza Ferrara, ci sarà un flash mob della Lega per dire basta alla politica buonista della sinistra. Da vedere, come reagirà il quartiere.

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