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Rogoredo, i tossici sono padroni: idranti usati per lavarsi, il disastro di Beppe Sala

Claudia Osmetti
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Gli idranti anti-incendio. Quelli che sono presenti in ogni stazione, dentro un colonnino rosso, con sopra stampato il disegno di un estintore perché quando succede il disastro, quando servono, devono essere individuati alla velocità della luce. Ne va della sicurezza di tutti. E invece, alla stazione ferroviaria di Rogoredo, a Milano, sopra c’è anche l’indicazione gialla per-via-Cassinis-procedere-dritto, qualcuno li ha aperti. Ha sfoderato il tubo quanto basta, li sta usando come se fossero una “fontanella”. Beve, si sciacqua il volto, si lava le mani. Mentre la gente cammina, in pieno giorno, in pieno autunno, con la testa coperta da un cappello nero ma solo perché ha iniziato a far freddo, di passare inosservato neanche l’intenzione. Gli importa zero.

A denunciare il fenomeno è la pagina Milanobelladadio: lo fa con un video, dura a malapena sei secondi, epperò sono sufficienti. Perché lì, un quel quartiere della periferia sud-est della Madonnina, scene del genere sono tristemente comuni. “Drogoredo”, si azzarda a chiamarla qualcuno. «È il minimo», raccontano dal comitato di cittadini di Rogoredo e Santa Giulia: che è un po’ come dire, a-quello-ci-siamo-abituati. «Fanno anche bere i cani, molti sono punkabbestia, bagnano dappertutto che se uno non ci sta attento capace persino scivoli. La cosa peggiore è che quelli che vengono usati come “fontanelle” sono in realtà dei meccanismi di sicurezza: dovrebbero smetterla e bisognerebbe dirlo loro, però il problema è che nessuno si arrischia ad avvicinarli. È pericoloso».

PRONTI ALLA MOBILITAZIONE
Pericoloso nel senso che «questo quartiere, oramai, è diventato invivibile. Tutti i nostri problemi sono legati allo spaccio, che è il fenomeno che sta a monte di ogni cosa». Anche in questo caso: chi adopera gli idranti-a-uso-lavandino è quasi sempre un senzatetto, oppure uno sbandato. «Ultimamente in diversi palazzi abbiamo registrato parecchi furti», spiegano i residenti, «nelle cantine abbiamo trovato le porte divelte. Abbiamo deciso di unirci per fare una denuncia collettiva, sperando che abbia più peso, ma la verità è che ci sentiamo abbandonati. Da quando non c’è più il vigile di quartiere, che faceva da deterrente, quantomeno per alcuni aspetti quotidiani, la situazione è precipitata. Le forze dell’ordine fanno il loro, per carità, ma non possono arrivare ovunque». Problema annoso, quello della droga a Rogoredo. Problema noto, pure troppo, da sempre, con gli allarmi dei milanesi che non ne possono più e i fatti di cronaca che smuovono un polverone, di tanto in tanto, e poi finisce tutto lì. In una pagina di giornale, in qualche trafiletto dimenticato: come se fosse la normalità. È per questo che il comitato della zona, sul fronte “fontanelle”, non si scandalizza più di tanto: della serie «se i nostri guai si limitassero a queste vicende di degrado, andrebbe ancora bene». Sospiro di rassegnazione.

 

 

Non sospira e non si rassegna, invece, il consigliere di Municipio 4 Davide Ferrari (Lega): «Quest’area di Milano», spiega, «oramai è fuori controllo. È piena di senza fissa dimora e il Comune non riesce a trovare soluzioni. Forse non le cerca nemmeno. La gente ha paura a uscire di casa, le donne hanno timore anche quando devono accompagnare il cane in giardino, le auto vengono prese di mira dai vandali, qualche giorno fa, alle sette di mattina, una signora ha subito l’ennesimo scippo e proprio in zona stazione... Le forze dell’ordine ci sono, il loro lavoro è prezioso, però se chi amministra la città non affronta seriamente l’intera questione, i problemi restano».

CENTRODESTRA IN TRINCEA
Dello stesso avviso è il consigliere meloniano a Palazzo Marino Francesco Rocca: «Anni fa», nota, «è stato svolto un intervento importante di sgombero a Porto di Mare e lì, effettivamente, le cose si sono risolte. Basterebbe prendere a esempio quel caso. Invece ci si ritrova con un’area vasta come quella di Rogoredo che è praticamente in mano allo spaccio e ha persino una forte attrattiva perché i prezzi pare siano molto contenuti, chiedono solo 2.50 o 5 euro a dose di eroina». Una sorta di outlet della droga a cielo aperto, insomma. Prosegue Rocca: «Questo porta, purtroppo, qui, giovani da tutta la Lombardia. E non è solo la stazione di Rogoredo, ma anche quella di San Donato: si è creato un viavai infinito tra le due fermate, sotto i ponti, impressionante. Ciò che manca è l’attenzione della giunta di centrosinistra che sembra non avere progetti a riguardo. Nemmeno per quanto riguarda la riqualificazione di queste vie. È possibile che il 26 giugno, che è la giornata mondiale contro la droga, qui non si sia mai pensato neanche a un evento?».

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