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Milano, "senza casa? Colpa del razzismo": gli immigrati occupano la Scarioni

Andrea Parrino
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Ieri i centri sociali hanno ufficialmente messo in atto una doppietta di occupazioni. Dopo l’insediamento di venerdì nell’ex palazzo del ghiaccio Agorà da parte del Comitato Insostenibili Olimpiadi, ieri la rete “Ci Siamo” ha deciso di non essere da meno. Gli attivisti della rete, infatti, da oltre un mese erano impegnati nell’assistenza ai migranti riuniti nelle tende davanti al Politecnico. La tendopoli era stata assemblata per trovare un riparo agli stranieri sfollati dall’incendio del capannone di via Fracastoro. Gli stessi occupanti erano stati anche sgomberati dalla Polizia dopo essersi insediati nel centro sociale Casaloca in viale Sarca.

Ma ci poteva essere riparo migliore dell’ormai chiusa piscina Scarioni? Certo che no. Ed è stata proprio questa struttura il luogo scelto per accogliere gli immigrati della tendopoli. L’annuncio è arrivato ieri mattina sui canali social dei principali centri sociali milanesi: «Ci Siamo è uscita dal fango! È stata occupata la piscina Scarioni in via Valfurva 9 a Niguarda dai lavoratori immigrati che hanno dormito per più di 30 giorni in tenda in piazza Leonardo con il supporto della rete solidale Ci siamo! Venite a darci solidarietà!». Ad annunciare la nuova occupazione ci ha pensato anche un trio di migranti di “Ci siamo”, che ha dato vita ad un video-messaggio: «Siamo qui per continuare a lottare per una casa!», dice un migrante con il sorriso stampato in viso. «Siamo stanchi di stare nel fango!», tuona invece un altro migrante un po’ meno contento della situazione.

 

 

 

TUTTO L’OCCORRENTE
È poi stata messa nero su bianco la lista di tutte le risorse necessarie ai migranti ormai accasati nella ex piscina. Cibo, mascherine FFp2, scope, sacchi dell’immondizia e detergente sgrassatore sono solo alcuni degli oggetti richiesti dalla rete solidale. Alle 19 di ieri c’è stata poi l’assemblea pubblica di antagonisti e immigrati, in cui gli attivisti hanno discusso sulle prossime mosse da attuare per «continuare la lotta».

L’occupazione della struttura è stata resa semplice per la condizione in cui verte, ancora oggi, la struttura. La Scarioni, infatti, era stata chiusa nel giugno del 2019 per una riqualificazione da attuare. Peccato però che quei lavori non siano mai partiti. Si era fatta viva anche una possibilità di restyling, la cui gara è stata però dichiarata deserta qualche mese fa. L’unica offerta presentata è stata quella del promotore Go Fit Science and Technology Sa, che però non ha raggiunto il punteggio minimo necessario per l’apertura della busta contenente l’offerta economica. «Il presidente di gara ha escluso l’operatore economico dalla gara prendendo atto dell’assenza di offerte valide», aveva dichiarato il Comune qualche mese fa. L’obiettivo era quello di riqualificare l’area, realizzando strutture per le piscine al coperto, l’area fitness e benessere e il parcheggio multipiano da oltre 200 posti auto. Ma non se ne è mai fatto nulla.

 

 

 

ANTAGONISTI PADRONI
La chiusura e l’occupazione della piscina fanno male soprattutto se si pensa alla storia decennale di questa struttura. L’impianto di via Valfurva era infatti nato nel 1964, anno della sua inaugurazione, e durante i primi anni veniva frequentata non solo da residenti locali, ma anche da persone provenienti da altre città.

E per non farsi mancare nulla, ieri pomeriggio è stato anche il giorno della mobilitazione del Comitato Insostenibili Olimpiadi, che ha marciato insieme ad un gruppo di aderenti sotto il palazzo di Regione Lombardia per manifestare la propria opposizione alle Olimpiadi del 2026. Parallelamente, sabato è andata in scena la consueta manifestazione per la Palestina nelle piazze milanesi. Antagonisti padroni di Milano, in lungo e in largo...

 

 

 

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