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Ambrogino d'oro, a Milano siamo alla farsa: perché le regole devono essere cambiate

Enrico Paoli
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Il tedesco, l’inglese e il francese (sì, proprio loro, quelli delle barzellette)quando? Ormai mancano solo loro fra le candidature all’Ambrogino d’oro, la massima onorificenza concessa dal Comune di Milano a chi ha fatto (così dice il regolamento) qualcosa per la città. E avendo fatto ridere il mondo, perché no? Ironia a parte, quello delle benemerenze cittadine, consegnate in pompa magna il 7 dicembre (il giorno di Sant’Ambrogio, patrono della città), è diventato una sorta di mercato delle vacche, dove ognuno usa un nome a caso tanto per tirare la volata alla propria cordata. Così, per vedere l’effetto che fa. Solo che l’effetto, molto spesso, è a dir poco surreale.

Scendiamo nel pratico. La consigliera comunale e europarlamentare della Lega, Silvia Sardone, propone (aderendo alla realtà dei fatti) il nome del presidente della Comunità ebraica di Milano, Walker Meghnagi. Un gesto significativo, teso a riconoscere il ruolo della Comunità milanese, messa nel mirino dai pro Pal. Apriti cielo. Dalle fila del centrosinistra, in particolare dai Verdi, è partito un fuoco di sbarramento ad alzo zero contro il «sostenitore di Benjamin Netanyahu», come raramente è capitato di vedere.

 

 

Dal centrosinistra, invece, replicano con Enrico Berlinguer, il leader del Pci scomparso 40 anni fa. La candidatura dell’ex segretario comunista alla Civica benemerenza è stata presentata dal Collettivo delle ragazze e dei ragazzi di enricoberlinguer.it. Del resto nel processo di mitizzazione del Comunista che volle rompere con Mosca, poteva mancare una candidatura del genere? Figuriamoci. Certo, sfugge il gancio dell’ex leader rosso con Milano, mentre è lapalissiano quello di Meghnagi, sancito dalla celebrazione della strage del 7 ottobre in Sinagoga, alla quale ha partecipato tutta la città con il sindaco, Beppe Sala, in prima fila. Ma per la loro causa i “compagni” fanno questo ed altro, avendo un icona a portata di mano come Berlinguer.

La cosa, insomma, sta sfuggendo di mano. D’altro canto in lista ci sono anche un cane, volendo rendere merito agli amici a quattro zampe, e una nota influencer (e volto tv) la cui vera missione è polemizzare con il mondo. Chiarissimo, anche in questo caso, il senso del rapporto con la città. E se proprio vogliamo sottilizzare, non si comprendono nemmeno tante altre scelte fatte in passato, triturate dai fatti di cronaca. Ma nel mercato delle vacche questo ed altro.

Sul tema Ambrogini, da tempo, si è aperto un dibattito sulle regole del gioco. Il Pd milanese, in particolare gli esponenti presenti in Consiglio comunale, chiedono espressamente di rivedere il regolamento, ritenendo quello attuale usurato dal tempo e dalle logiche correntizie. E pure il sindaco del capoluogo lombardo, Giuseppe Sala, chiede un cambio di passo. Pur non entrando nel merito delle singole indicazioni, lasciando la decisione al Consiglio comunale, l’inquilino di Palazzo Marino, sede del Comune, continua a ribadire che «gli Ambrogini andrebbero dati a chi non ha altri riconoscimenti ma si è distinto per il bene della città. Così recita il regolamento, a volte disatteso ma non ci voglio entrare, senza eccezioni».

Sala, a onor del vero, non ha commentato le polemiche e le divisioni sulla candidatura di Meghnagi, presidente della comunità ebraica di Milano, e la stessa cosa ha fatto con Berlinguer. Ma si capisce chiaramente che il tema sta diventando un problema serio, quasi ineludibile ormai. Tra le 223 proposte presentate quest’anno, oltre al nome di Berlinguer, spuntano anche altre candidature finora inedite. Tra i riconoscimenti “alla memoria”, in corsa la tennista e giornalista sportiva, Lea Pericoli, e l’operaio morto durante il cantiere per la realizzazione della M4, Raffaele Ielpo. Legato alla nuova linea del metrò anche il nome di Orietta Colacicco, portavoce del Comitato Foppa Dezza Solari.

In lizza per gli Ambrogini d’oro una coppia di studenti dell’istituto Verri, Alberto Pinca e Giancarlo Bergomi, compagni di scuola che con senso di solidarietà hanno aiutato un loro compagno gravemente malato; l’ex direttore generare di Federchimica Claudio Benedetti (candidato dal numero uno di Assolombarda, Alessandro Spada); il fotografo Andrea Cherchi; l’avvocato Michele Saponara; il fondatore e Ad del fondo Algebris, Davide Serra, spesso citato ai tempi di Renzi segretario Pd e premier. Forse è arrivato davvero il momento del sipario...

 

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