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Milano, il Pd fa la guerra ai motociclisti: ecco chi non potrà più circolare

Massimo Sanvito
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Il nemico numero 1, dopo le “purghe green” che hanno colpito gli automobilisti (Area C a 7,50 euro, Area B, ztl, zone 30 e strisce blu in estrema periferia), sono loro: i motociclisti. Colpevoli di salire in sella per evitare di rimanere imbottigliati nel traffico già ben ingolfato dalle scellerate ciclabili Made in Milano. La giunta talebano-ambientalista ha deciso di non fare sconti: dal primo ottobre 2025 le moto Euro 0, 1 e 2 saranno bandite dal Principato di Sala, pardon capoluogo lombardo. Si parla della bellezza di 73.339 mezzi, che diventano 161.450 se consideriamo anche la provincia e 581.955 se consideriamo tutta la Lombardia, visto che per ora il pendolarismo non solo è concesso ma anche molto praticato.

Non solo. Nel 2028, cioè tra appena quattro anni, saranno messe al bando anche gli Euro 3: 60.747 mezzi se parliamo di Milano città, 119.794 se comprendiamo anche la provincia e 343.746 se comprendiamo tutta la Lombardia. Tradotto: il 78 per cento delle moto che attualmente circolano a Milano saranno costrette al garage o alla rottamazione. E dire che lo scorso 15 maggio, durante un’apposita Commissione consigliare, l’assessore milanese alla Mobilità, Arianna Censi, dopo aver concesso un annodi proroga alla libera circolazione (al primo ottobre 2025, appunto), aveva rassicurato i motociclisti riguardo all’apertura di un tavolo di confronto tra amministrazione e categoria per arrivare a delle decisioni condivise.

 

 

Niente di tutto ciò, però. In risposta a una richiesta di delucidazioni da parte del consigliere comunale, nonché europarlamentare della Lega, Silvia Sardone, l’assessore non ha lasciato spazio ad alcun dubbio: «Anche in considerazione del fatto che la disciplina viabilistica delle ztl Area B e Area C e i relativi calendari dei divieti di circolazione sono noti dal 2018, ritengo che non sussistano le condizioni per concedere ulteriori posticipi per l’entrata in vigore della misura». E tanti saluti a tutti. «Un’altra pessima notizia per la città, dopo la brutta figura rimediata per San Siro e la finale Champions 2027. Chi vive e lavora a Milano merita più concretezza e meno ideologia», dice Matteo Salvini, vicepremier e ministro delle Infrastrutture.

«Perché pensarci adesso? Ci penseremo», risponde il sindaco Beppe Sala. «Andiamo avanti un passo alla volta Credo che si è andati avanti con buon senso. Poi vedremo. Con tutti i problemi che abbiamo è chiaro che è più saggio fare un passettino alla volta», aggiunge. Il dado, però, ormai è tratto. E la Lega si scatena, con Silvia Sardone: «La scusa della lotta all’inquinamento non regge, visto che le due ruote snelliscono il traffico, ma soprattutto stiamo parlando di mezzi, con circa 10 anni di vita, imprescindibili per chili usa per andare a lavorare, curarsi o studiare. Pd e compagni si mettano in testa che a Milano non si può girare solo in bici perché non tutti abitano in centro e i mezzi pubblici non raggiungono ogni quartiere. La guerra alle moto è una vergogna senza precedenti in Italia: guarda caso la porta avanti la sinistra...».

E i motociclisti? «Siamo al paradosso. I mezzi pubblici vengono tagliati, le attese aumentano e noi che guidiamo mezzi veloci e versatili che riducono i tempi di percorrenza veniamo penalizzati. La giunta si sta facendo autogol da sola. Non abbiamo più idea di cosa vogliano fare: dobbiamo andare tutti in monopattino?», protesta Mauro Ferraresi, portavoce di “Divieto”, l’iniziativa spontanea nata via social su intuizione di Lorenzo Gioacchini.

I motociclisti sono pronti anche a squadernare una relazione di Arpa (l’ente regionale che monitora e tutela l’ambiente): «Hanno riscontrato che le cause del pm10 non sono da ricercarsi nei carburanti, che incidono solo per il 2,7 per cento dell’inquinamento, ma nelle gomme, nei freni e nell’asfalto che al contrario incidono per il 29 per cento. Dunque, anche le auto elettriche inquinano...». Il 12 ottobre i centauri faranno rombare i loro motori, per la quinta manifestazione milanese anti-divieti, da via Corelli all’Arco della Pace, «contro il divieto di circolazione».

 

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