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Milano, pusher fermati e subito liberati: "È anarchia"

Andrea Fatibene
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Dopo ore e ore di paziente appostamento degli agenti in un’operazione volta al contrasto dello spaccio, due uomini - poi si scopriranno essere magrebini - escono dall’area dell’ex acciaierie Falck di Sesto San Giovanni, zona Centro Commerciale Vulcano, e incontrano quello che a breve si scoprirà essere il cliente. Lo scambio avviene: qualche dose di cocaina in cambio di soldi. Gli agenti della Polizia, assieme a quelli della Polizia Locale di Sesto, entrano in azione.

Uno dei due spacciatori viene fermato immediatamente e addosso gli vengono trovati 20 grammi di cocaina. L’altro inizia a correre e alcuni agenti lo rincorrono. In preda alla disperazione, il fuggitivo salta giù da un cavalcavia e gli agenti, istintivamente, non si tirano indietro e saltano coraggiosamente da quelli che sono quasi 6 metri di vuoto. E alla fine prendono anche lui. In tasca aveva i soldi appena riscossi dal cliente in cambio della droga.

 

 

 

Quello che sembra essere il lieto fine di una storia di contrasto allo spaccio di droga – che tra l’altro in quest’area specifica è un problema ben riconosciuto da tutti – ha invece un epilogo diverso. Come capita in questi casi, gli agenti chiamano il Pubblico Ministero di turno e lo mettono al corrente di quanto accaduto, spiegando i dettagli della situazione. La chiamata è un modo informale per sondare il terreno prima di mandare poi il verbale d’arresto successivo, sulla base del quale verrà poi stabilito il da farsi con il soggetto che è stato fermato. Ma questa volta, nonostante la flagranza di reato, nonostante sia stato fermato l’acquirente con la merce e gli spacciatori con altra merce e soldi, nonostante gli spacciatori fermati siano irregolari sul territorio, senza lavoro e senza fissa dimora e quindi con un fondato pericolo di fuga e di reiterazione del reato, il Pubblico Ministero ha suggerito ai poliziotti di denunciare i soggetti in stato di libertà, senza trattenerli in arresto.

A questo punto il verbale d’arresto non sarebbe neanche stato mandato al Pubblico Ministero da parte degli agenti che hanno evitato una burocrazia che non avrebbe portato a molto più della denuncia che è partita comunque. Presi dallo sconforto, la maggior parte degli agenti, nonostante la colluttazione e la resistenza dell’arrestato che ha provocato loro graffi e altre lesioni, non sono nemmeno andati a farsi refertare in Pronto soccorso, con dei documenti che avrebbero potuto aggravare la posizione degli spacciatori denunciati.

A raccontare la vicenda e a denunciare una situazione che va avanti da diverso tempo tra le fila della Polizia ci ha pensato Massimiliano Pirola, segretario provinciale del Sindacato Autonomo di Polizia: «La situazione non è normale. I nostri agenti sono molto frustrati perché escono in strada per combattere lo spaccio di droga, con tutte le difficoltà del caso e con il rischio di prendersi una disciplinare per chissà quanti motivi, mentre poi vedono questi spacciatori che, una volta beccati, vengono lasciati a piede libero», spiega Pirola sconfortato, «in questo caso c’è stata una cessione, l’arresto non è facoltativo. Non hanno documenti o dimora: come li troviamo in futuro se oggi non li fermiamo? Questa è gente che continuerà a vendere droga distruggendo ragazzi e famiglie intere». Poi l’accusa di doppiopesismo: «Se si becca qualcuno che spaccia in centro a Milano tutte le televisioni ne parlano e gli spacciatori vengono fermati. Finché succede nelle periferie, invece, non importa a nessuno. Ma la morte che porta la droga è la stessa, sia in centro che in periferia», continua Pirola, «e dobbiamo sperare che questa voce che racconta l’impunità degli spacciatori non si diffonda, altrimenti il destino è di venire invasi da questa piaga».

 

 

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