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Spacciatore marocchino scarcerato, "il parco Candia nuova Rogoredo dei tossici"

Gigia Pizzulo
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«Qui nessuno vuole una nuova Rogoredo», dice una signora commentando con gli amici la vicenda della scarcerazione dello spacciatore del parco Candia, a Milano. Il 31enne marocchino, irregolare e senza fissa dimora, era stato arrestato giovedì 27 giugno dopo le varie segnalazioni da parte del comitato di quartiere. Relazioni scritte, fotografie, racconti dettagliati che documentavano il degrado incredibile della zona e il via vai continuo di tossici a tutte le ore del giorno e della notte. Al punto da rendere impossibile la frequentazione del parco. Al punto da richiedere l’intervento delle istituzioni per mettere i sigilli al bagno pubblico trasformato ormai in una stanza del buco.

Basti dire che al momento del fermo il pusher clandestino aveva addosso una ventina di dosi di droga, tra eroina e coca, e più di 300 euro in contanti. E nel corso dell’intervento è stato raggiunto dalle chiamate di potenziali clienti che chiedevano, con un linguaggio in codice, di consegnare la dose nei pressi di un supermercatino di zona. “Fra ci sei? alla Co nad mi porti una di latte e una di caffè?”. Messaggi inequivocabili indirizzati a chi chiaramente gestiva il traffico della zona. Eppure il 31enne è incensurato. E dunque è stato scarcerato dopo 24 ore. Insomma, neppure il tempo di tirare un sospiro di sollievo per l’esito della vicenda, che era già libero di andare ovunque volesse. Nonostante fosse stato fermato in flagranza di reato. Nonostante la situazione di rischio per il quartiere.

«Non è possibile che sia stato trattenuto per poche ore», dice arrabbiato un signore seduto al bar vicino al parco giochi per bambini, «spaccia, è senza fissa dimora, non ha un lavoro e noi dobbiamo star qui a far le ronde per evitare che i nostri ragazzi cadano nella rete di questi disgraziati». C’è rabbia e incredulità tra la gente. Lo ribadiamo: i cittadini del quartiere residenziale di Corso Lodi, preoccupati perle siringhe rinvenute vicino alle siepi dell’asilo, sul ciglio della strada, nei parchi Nervesa e Candia e lei vie Longanesi, Nervesa e Scheiwiller, avevano presentato plichi così di esposti e segnalazioni. Ai quali era seguita puntuale e capillare un’attività di monitoraggio e controllo da parte della polizia di Stato del commissariato Mecenate fino appunto all’arresto del 27. I cittadini le hanno impresse ancora certe immagini: «Abbiamo cominciato a notare un gran viavai e la presenza di tanti tossicodipendenti, si bucavano nel bagno pubblico che ora è stato chiuso dal Comune», dice Silvia, che ha un figlio di 17 anni e una di 12 e quindi molto preoccupata per la sicurezza dei suoi ragazzi, «purtroppo siamo abbandonati a noi stessi.

La vendita della droga avviene alla luce del sole, davanti ai minorenni e nelle vicinanze delle aree giochi, probabilmente difficili da monitorare». «In 20 anni ho visto un peggioramento drastico», racconta Paola, «è ora di riprendere in mano il quartiere. Molti operatori commerciali hanno chiuso e troppe famiglie hanno deciso di spostarsi altrove». «Se andiamo avanti di questo passo quando arriverà la stazione sarà anche peggio» chiosa Fausto che di mestiere fa il netturbino e di siringhe in giro ne vede parecchie. «Davanti al nido di Colletta la situazione è intollerabile», aggiunge Floriana, «nei giorni scorsi all’uscita c’erano individui accucciati nelle siepi a drogarsi, incuranti del resto del mondo se ne stavano lì tranquilli davanti al cancello del nido. Abbiamo chiamato il 112, chiesto e richiesto al Municipio 4 di intervenire, quanto meno per tagliare le sterpaglie». «La cosa inconcepibile è che sono sempre i cittadini a scendere in piazza per farsi ascoltare», dice il consigliere leghista del Municipio 4, Davide Ferrari Bardile, «il Comune dovrebbe prevenire tali fenomeni, soprattutto nei luoghi pubblici frequentati da bambini e persone anziane, il parco Candia ne è un esempio, manca la videosorveglianza, l’apertura e la chiusura dei cancelli non viene rispettata, si riqualifica una zona ben conosciuta per lo spaccio (Scalo Romana) e non si pensa a mettere in sicurezza la parte circostante sapendo, tra l’altro, che nelle vicinanze esistono un parco, una scuola elementare e un asilo». E aggiunge: «Avevo presentato una mozione per istituire la denominata “pattuglia parchi” della Polizia locale per adibirla al controllo dei parchi frequentati dalle famiglie ma è stata bocciata per mancanza di uomini, a detta loro, però misteriosamente questi uomini in questi giorni sono saltati fuori! Non è possibile che i cittadini facciano le ronde per vedere se il parco è stato chiuso o se ci sono siringhe per il quartiere, dovrebbe essere il Comune a vigilare, serve esserci sempre».

«Questi soggetti», spiega Domenico Pianese, segretario generale del sindacato di Polizia Coisp, «sono altamente pericolosi per la società poiché continuano a “vendere morte” quasi indisturbati. Episodi di questo genere continuano ad avvenire perché la Polizia, anche nei confronti di chi si macchia di reati gravi come spaccio o rapina, deve limitarsi a fare una denuncia a piede libero, rimettendo immediatamente in libertà il denunciato». Poi puntualizza: «Noi stessi siamo vincolati ad alcune norme dello Stato e ci troviamo in difficoltà nel difendere sia i cittadini che noi stessi. È avvilente lavorare per il bene comune senza poter effettivamente portare a termine il nostro compito assicurando alla giustizia questi criminali.

Sono anni che come sindacato ci battiamo per far sì che chi commette reati violenti non debba poter accedere a sconti di pena o a forme alternative alla detenzione in carcere, perché la pericolosità sociale di alcuni soggetti mette a rischio la comunità». Il Municipio, intanto, ha provveduto anche a chiudere cancelli per evitare ingressi non controllati, ma non possono essere i residenti a dover fare le ronde, occorre un presidio costante.

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