I "no stadio" perdono anche a San Donato: a questo punto decidano i Comuni
«Inammissibile». Dunque il refer endum consultivo sull’ipotesi del nuovo impianto del Milan a San Donato non si farà. A chiederlo erano stati i rappresentanti del “Comitato No Stadio”, ma il Collegio dei Garanti dell’amministrazione comunale, chiamato a esprimersi in merito, ha dichiarato inammissibile la richiesta, chiudendo così l’iter previsto dal “Regolamento per la disciplina dei Referendum comunali”. Fra le motivazioni del no alla consultazione popolare il Collegio evidenzia come «il quesito referendario» sia diretto «ad incidere su materia di competenza non esclusiva del Comune di San Donato Milanese e, in ogni caso, sarà oggetto di variazione della pianificazione urbanistica comunale, constatazioni che pongono in rilievo il profilo di inammissibilità dell’iniziativa referendaria».
Al di là delle considerazioni “tecniche” dei Garanti, chiamati ad esprimersi sulla base di norme e leggi, quindi senza mettere in discussione la validità dello strumento partecipativo (cioè il referendum), quell’«inammissibile» rimette al centro del dibattito tanto il ruolo della politica quanto quello delle amministrazioni comunali, troppo spesso ostaggi dei «partiti del no» a prescindere, qualunque sia l’opera da realizzare. Perché a decidere tocca a loro, alle giunte e alle amministrazioni, non ad altri. Essendo stati eletti rappresentato già la volontà popolare.
Il continuo ricorso al parere dei cittadini, anche solo per spostare una panchina, assomiglia tanto ad un alibi, in modo da scaricare su altri le proprie responsabilità. Per San Siro, come per San Donato, i referendum non sono stati fatti, ma a Milano è stato allestito un oneroso, quanto inutile, dibattito pubblico risoltosi in una nuvola di fumo, con l’unico risultato di concedere solo altro tempo alla giunta Sala, impegnata a non decidere. Se il Milan tirerà su a San Donato il proprio stadio lo scopriremo solo vivendo. Però il tempo delle decisioni non finirà ai supplementari...