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Milano, forbici e acqua bollente: rifiuta le nozze combinate, torturata dalla madre

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C’è una sinistra che chiude gli occhi su tutto in nome di una tolleranza oltranzista sugli immigrati. Da una parte ci chiedono di chiudere le nostre scuole per festeggiare il Ramadan, dall’altra pretendono tolleranza per le loro tradizioni (arcaiche) che impediscono ai loro figli di integrarsi, fino a giungere alle torture. Come è successo a Milano, dove una madre musulmana ora è a processo per maltrattamenti aggravati, lesione e tentata costrizione al matrimonio della giovane figlia. È un bizzarro paese dalla doppia morale, il nostro: condanniamo ogni forma di violenza contro le donne, ci preoccupiamo di mettere al femminile tutte le parole per combattere il patriarcato, ma non ci stupiamo più di tanto davanti a chi tortura una donna, seppur figlia, aiutandosi con acqua bollente e forbici, per costringerla a un matrimonio combinato come nella peggior tradizione musulmana. Pur di darla in sposa a un giovane egiziano salvando così «l’onore della famiglia», la 24enne veniva picchiata, insultata e spaventata. Violenze continue inflitte dalla madre che ora, oltre all’obbligo di allontanamento dalla casa dove vive la figlia e al divieto di avvicinamento, è sotto processo.

SCUOLA E VELO
Colei che chiameremo Fatima, è una delle tre figlie nate tutte in Italia e perfettamente – almeno in apparenza – integrate, pur nel rispetto di certe tradizioni come quella di indossare il velo. Dall’asilo al liceo, fino all’università, Fatima ha seguito tutto l’iter di studi come ogni ragazza italiana. E tale appariva all’esterno. Nella sua famiglia, però, prevalevano le regole legate alla loro tradizione culturale egiziana. Si tratta infatti di un nucleo dove il padre ha vissuto per tanti anni a Milano, per poi trasferirsi in Egitto per motivi di lavoro. Dunque, la gestione familiare era per la maggior parte in capo alla madre cinquantenne. Un paio di anni fa la donna ha raggiunto il marito nella terra dei Faraoni, insieme alla figlia minore e alla maggiore. La 24enne invece è rimasta a Milano, per proseguire gli studi e laurearsi.

 

 

La madre faceva avanti e indietro tra Egitto e Italia, e la secondogenita a sua volta, andava a trovare i suoi familiari in Egitto. Fin qui tutto sembrava normale. Fatima andava a lezione, studiava in biblioteca o a casa sul suo computer. Per guadagnare qualche soldo aveva anche trovato lavoro come scrutatrice ai seggi elettorali. Una vita come qualsiasi giovane, si desume dagli atti processuali, con alti e bassi sul rendimento scolastico e con i conseguenti rimproveri della madre. Una figura autoritaria, quella materna, con la quale sono però iniziati ad aumentare gli screzi, fino a diventare pesantissimi. Le tensioni tra le due donne sono iniziate quando Fatima ha detto no a un matrimonio combinato in Egitto. Per rimarcare la sua volontà, la ragazza aveva chiamato il “promesso” sposo al telefono spiegandogli di non volerne sapere di nozze combinate. Questa presa di posizione ha sollevato il putiferio.

LA GOCCIA
È stata cioè la goccia che ha fatto traboccare il vaso. La sua scelta, infatti, fin qui era stata in qualche modo accettata dal padre, ma al contrario aveva fatto andare su tutte le furie la madre. Tanto che la 50enne, un pomeriggio di circa un anno fa, mentre si trovava a Milano, è entrata nella camera della figlia dicendole: «Non sai quello che hai fatto». Da lì, ha iniziato a prenderla a calci all’altezza delle gambe, a picchiarla con una cintura e a minacciare che le avrebbe rovesciato addosso l’acqua rovente che in quel momento si trovava in un bollitore sopra al fornello. Poi ha cercato di chiuderla in casa, ma la ragazza è riuscita a scappare. Durante la fuga e l’inseguimento della madre, sono entrambe cadute dalle scale. La vittima è riuscita a divincolarsi e di corsa ha raggiunto un locale vicino al loro palazzo dove ha chiesto aiuto. Poi la corsa in ospedale per le medicazioni del caso e le prime denunce.

 

TRIBUNALE
Tutto è stato ripercorso dalla giovane, durante l’udienza in Tribunale a Milano. Fatima, parlando tra le lacrime, ha chiesto scusa alla famiglia, spiegando il perché del suo rifiuto alle nozze in Egitto con il figlio di amici dei suoi genitori. Fatima davanti ai giudici ha parlato di altre aggressioni, anche con il lancio di oggetti e forbici puntate alla gola. Ha detto che quando poi ha svelato di avere un fidanzato in Italia, che poi ha sposato, la madre ha cercato di impedirle di telefonargli e addirittura le ha “requisito” il cellulare facendole credere che era sotto controllo in quanto era indagata per terrorismo. «Affermazioni», ha detto Fatima in aula, «finalizzate a scoraggiare i miei intenti per piegarmi alle esigenze e ai desiderata dei miei familiari». «Ora però – ha aggiunto – non mi sento più in pericolo e li ho perdonati». La verità è che in Italia ci sono ancora centinaia di migliaia di potenziali Saman

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