"Straordinarie", alla mostra solo foto di donne di sinistra
E Maria Elisabetta Alberti Casellati no? E Giulia Buongiorno no? E Annamaria Bernardini de Pace no? Susanna Tamaro, Beatrice Venenzi, Katia Ricciarelli: tutte fuori, pure loro. Tutte “ordinarie”. Va in scena, a partire da oggi, a Milano, ma è un bis, nel senso che è la riproposizione di una rassegna già presentata a Roma, al Maxxi, la mostra “Straordinarie”, che è una raccolta di 110 fotografie di altrettante donne, famose e meno, note e meno, popolari e meno, che, in qualche modo, han cambiato la storia d’Italia (e nessuno questiona su questo). Sono tutte di sinistra, però. O legate ad ambienti di sinistra. O simpatizzanti di sinistra. O anti-berlusconiane, anti-salviniane, anti-meloniane. Non ce n’è una che rappresenti la destra, il centrodestra, che guardi con simpatia (men che meno con convinzione) il governo di Fratelli d’Italia. E non è neanche una questione politica (o forse lo è), sicuramente non siamo noi quelli che la vorrebbero far diventare, tuttavia, ecco, è indubbio: c’è Dacia Maraini e c’è Concita De Gregorio, c’è tutto il parterre della storica Rai3 (Serena Dandini, Lella Costa, Milena Gabanelli citata, mica a caso, per il suo Report), ci sono Michela Murgia ed Emma Bonino e addirittura Ilda Bocassini.
Mancano le altre. Perché alla fine uno (anzi, una:signore, ci tirano per la giacchetta in qualsiasi situazione, parliamo di noi e facciamoci valere) se lo chiede. Se tra le 110 donne “straordinarie” d’Italia compare Laura Boldrini, presidente della Camera e manco per la prima volta (il primato spetta a Nilde Iotti), com’è che nella stessa kermesse non c’è posto per Elisabetta Casellati (Forza Italia) che invece è stata la prima signora a diventare presidente del Senato, carica istituzionale anche formalmente più alta? E se nel novero ci si mette “Ilda la rossa”, l’ex procuratore di Milano che non ha bisogno di presentazioni, da Mani Pulite su su fino ai processi contro il Cav., com’è che non si trova una cornice anche per Giulia Buongiorno (che è stata deputata con la Lega ed è stata pure ministro per la Pubblica amministrazione), che è quella che ha scritto e s’è battuta come una leonessa e alla fine l’ha spuntata il Codice Rosso senza il quale, oggi, il patriarcato contro il quale la sinistra passa le sue giornate in piazza sarebbe un problema ben più grande di quello che in effetti è? Niente.
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Alla Fabbrica del Vapore (è qui che apre la mostra “Straordinarie”, con la promozione della onlus Terre des hommes e all’interno della più ampia iniziativa “Milano città delle donne, delle ragazze e delle bambine” promossa dal Comune di Milano) non se ne fa cenno. Si fa cenno, semmai, a Elodie che ha vinto il David di Donatello ed è una star del pop tricolore (e ci si dimentica di Beatrice Venenzi, che a soli 34 anni fa la direttrice d’orchestra dopo essere stata nominata tra le cinquanta donne più creative del 2017 dal Corriere e tra i cento leader del futuro secondo la rivista Forbes l’anno dopo). Si fa cenno alla femminista Giulia Blasi che «ha raccontato sui social l’ondata del MeeToo» e non ad Annamaria Bernardini de Pace, che è tra i più grandi avvocati del diritto di famiglia del Paese intero, ha un nome che basta quello, la conoscono tutti, ed è una sorta d’istituzione in materia.
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Tra le immagini (110 in bianco e nero, le ha scattate tutte la fotografa Ilaria Magliocchetti Lombi) c’è Chiara Valerio ma non c’è la cattolica Susanna Tamaro (il suo Va’ dove ti porta il cuore ha venduto qualcosa come sedici milioni di copie nel mondo: un record ancora imbattuto). C’è l’attrice Alba Rohrwacher ma non c’è il soprano Katia Ricciarelli («Io sono una donna di destra, sono femminile e non femminista», tra le sue ultime dichiarazioni). Va da sé che tra i grandi assenti c’è un altro nome che spicca, probabilmente quello più significativo, ossia quello di Giorgia Meloni, ché nessuna come lei è stata “straordinaria” nel passato recente e anche nel presente, indipendentemente da come la si pensi, tanto da arrivare a essere la prima donna ad avere le chiavi di Palazzo Ghigi nella borsetta. Ma è così, punto. Non facciamo i maliziosi per forza. Sarà una (sinistra) combinazione.
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