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Milano, crollo di Beppe Sala: quanto consenso ha perso

Enrico Paoli
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Giusto cinque mesi fa, stando alla rilevazione realizzata dall’Istituto demoscopico Noto Sondaggi per il Sole 24 Ore, Beppe Sala era il sindaco più amato dagli italiani con un gradimento pari al 65%. Quasi un plebiscito, insomma. Cinque mesi dopo, ieri per l’esattezza, quella percentuale stellare sembra essere già un ricordo. Stando alla ricerca sulla qualità della vita a Milano, realizzata dall’Università Statale e pubblicata dal quotidiano La Repubblica (difficile non parlare di fuoco amico in questo caso), il sindaco Sala scende per la prima volta sotto la soglia del 50% nel gradimento dei milanesi. Anzi, per essere precisi, lo studio coordinato dal professore di sociologia, Paolo Natale, che ha chiesto ai suoi studenti di aggiornare l’indagine, operando su un campione di 1.400 persone, con interviste condotte zona per zona, piazza il primo cittadino addirittura al 48%.

Mettendo a confronto la tradizionale classifica del quotidiano di Confindustria e la ricerca dell’Università la differenza balza agli occhi: 17 punti percentuali in meno. Ma anche a voler restare nell’ambito del confronto omogeneo, ovvero lo stesso lavoro realizzato dall’ateneo, anno su anno, il calo è drastico: 7 punti in meno rispetto al 2022, quando l’inquilino di Palazzo Marino era al 55%. Secondo le analisi della Statale Sala sarebbe stato al 65% soltanto nel 2019, prima della fase nera del Covid. Insomma, è del tutto evidente come nel comune sentire dei milanesi, nei confronti di Sala, non solo qualcosa sia cambiato, come testimoniano i numeri, ma è altrettanto evidente che qualcosa si sia rotto. Sicuramente spezzato.

 

 

 

NARRAZIONE NEGATIVA

Il professore della Statale, nel suo dialogo con Repubblica, attribuisce questa gelata nei confronti di Sala ad una presunta «narrazione negativa su Milano degli ultimi due o tre anni», e sarebbe proprio questa ad incidere «profondamente anche nella percezione dei suoi cittadini». Un ragionamento, quello del sociologo, che approda alla solita conclusione: «La sterzata a destra del governo pesa. E giudizi negativi non sono da rintracciare tanto nei suoi elettori, ma in quella zona grigia che non ha votato», dice a Repubblica, «se prima era più benevola nei suoi confronti, ora che “siamo tutti più di destra”, criticarlo viene molto più facile».
Scontato.

Anche perché sono gli stessi numeri elaborati dalla ricerca della Statale a delineare un altro quadro. Il verde, per esempio, uno dei capisaldi della giunta Sala. La soddisfazione dei milanesi rispetto alla gestione dell’ambiente, dice l’indagine, si è passati dal 77% del 2017 al 69 di quest’anno, otto punti in meno. Mica roba da poco, considerando la difesa a spada tratta dell’assessore Grandi da parte del sindaco. Per non parlare della sicurezza. La percezione rispetto al fenomeno ha fatto registrare una curva in crescita dal 2017 al 2021, fino a toccare il 70% di gradimento. Un trend che però ha perso terreno negli ultimi due anni, tornando ai livelli del 2019 con il 64%. Colpa della narrazione negativa su Milano, del governo di destra o della escalation della microcriminalità? Le reiterate denunce dei vip, vittime di furti e scippi, ma non solo le loro storie finiscono in pagina, sono un’invenzione dei giornali o un fatto reale, concreto? Ridurre la questione a un tema di storytelling fa un torto alla ragione e al buonsenso.

Del resto la chiamata alle armi del super poliziotto Franco Gabrielli, voluto da Sala come consulente del sindaco perla Sicurezza, rappresenta la dimostrazione plastica di come a fallire sia stata la narrazione buonista della giunta comunale («Milano non è Gotham City»), tesa a vendere al mondo le immagini da cartolina di una città bella e sicura, confermando la bontà degli allarmi lanciati dal centrodestra.

 

 

 

BEATI IN CENTRO

Quanto alla città in senso stretto, visto che l’analisi della Statale ha messo sotto la lente d’ingrandimento i singoli quartieri, i milanesi sembrano essere soddisfatti, considerando che il giudizio positivo arriva dall’87% dei residenti, un valore alto e cresciuto negli anni fino a oggi. Ovviamente chi risiede in centro si colloca fra i più soddisfatti (il 91%), ma anche quando ci si sposta verso le zone più periferiche le differenze non sembrano essere così marcate: il livello più basso è nella periferia Nord, dove comunque dice di vivere bene l’85% dei residenti. Dove si vive peggio, stando all’indagine, sono le zone di Quarto Oggiaro, Rogoredo Santa Giulia, Villa Pizzone, Niguarda e Ripamonti Stadera. Infine, ma non certo ultima per il suo valore intrinseco, solo il 23% degli intervisti dagli studenti della Statale vorrebbe cambiare quartiere o lasciare definitivamente Milano. Per quanto cara (dal punto di vista economico), la città della Madonnina resta cara a tutti, e non solo per la mozione degli affetti, quanto per il lavoro. 

 

 

 

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