Rai, clamoroso: ecco quale storica sede di vende (e dove si trasferisce)
Corso Sempione addio. Ed è un addio, quello della Rai alla storica sede del capoluogo lombardo (da lì, il 3 gennaio del 1954, partirono le trasmissioni ufficiali della televisione di Stato), che non è affatto un abbandono, ma una porta aperta verso il futuro. Il Consiglio di amministrazione di viale Mazzini ha approvato due delibere che riguardano il piano strategico immobiliare dell’azienda. La prima delibera prevede la vendita a pacchetto, nel 2026, di alcuni immobili valutati non più strategici, e fra questi c’è anche il palazzo di Corso Sempione, progettato nel 1939 dagli architetti Giò Ponti e Nino Bertolaia perla sede dell’Eiar (l’antenato della Rai).
La seconda delibera riguarda l’accordo quadro vincolante tra Rai e Fondazione Fiera Milano, che sarà siglato al Mico attorno alla metà di dicembre in modo da far partire l’operazione Portello, per la rilocalizzazione in quell’area del Centro di Produzione Rai di Milano, con tutti gli uffici annessi, a partire dal 2029. L’operazione, spiegano dalla Rai,«consentirà di superare l’inadeguatezza complessiva degli insediamenti milanesi, accentrando in un unico polo produttivo le attività, e di disporre di un asset sviluppato secondo criteri di ecosostenibilità».
Gli epurati Mediaset sbarcano in Rai: tre (pesantissimi) nomi
Dunque Milano sarà sempre più centrale nel sistema operativo della Rai, con studi all’avanguardia e un rapporto diretto con il territorio. Particolarmente soddisfatti della scelta dell’azienda il sindaco, Beppe Sala, e il governatore, Attilio Fontana, da sempre in prima linea per il rilancio della sede milanese della Rai. «Un passaggio che aspettavamo da tempo e che valorizza Milano nelle scelte strategiche della tv pubblica», sottolinea il primo cittadino. «La Lombardia e Milano», gli fa eco Fontana, «sono il motore economico e produttivo del nostro Paese, giusto che tutti coloro che operano all’interno di questa sede possano finalmente contare su strumenti all’altezza delle loro professionalità».
Per il sottosegretario con delega al Cipess, Alessandro Morelli, si tratta di «un passaggio chiave per dare un polmone economico-finanziario all’azienda per altri investimenti, coerentemente con il rilancio che la dirigenza ha tra i propri obiettivi dopo anni di abbandono. Da quando sono in Parlamento», sottolinea l’esponente della Lega, «lavoro, in squadra con il gruppo in Vigilanza Rai e con il consigliere De Biasio, per raggiungere lo storico risultato». Che è arrivato.
Per quanto riguarda la sede di Corso Sempione la Rai non sembra avere particolari problemi per la vendita, essendo lo stabile già nel mirino di vari gruppi imprenditoriali, pur dovendo restarci dentro sino al 2029. Dalle dismissioni immobiliari la Rai dovrebbe incassare circa 200 milioni di euro, metà dei quali proprio dall’operazione milanese. La tv pubblica spera di ricavare dal palazzo in cui è nata, (55mila metri quadri nel centro di Milano) circa 100 milioni di euro.
"La prima volta nella storia". Rai, colpo di scena: chi è entrato a Saxa Rubra
Da capire, invece, come gestire la pratica degli studi di via Mecenate, attualmente in affitto, visto che la Rai potrebbe mantenerli sino al 2026 per poi lasciarli al suo destino. Da quest’autunno la tv pubblica non ha più in carico la costosa produzione di Rai Tre “Che tempo che fa”, il programma di Fabio Fazio emigrato sul Nove, così come “Le parole” di Massimo Gramellini, mentre “Quelli che il calcio”, chiuso nel 2021, non è stato più riproposto. In questa stagione televisiva, tra corso Sempione e gli studi in affitto di via Mecenate, restano “Stasera c’è Cattelan”, alcune puntate di “Kilimangiaro”, “È sempre mezzogiorno” condotto da Antonella Clerici, “Tv talk”, “Ladomenica sportiva”, il vincente (è convincente) “Ore 14” di Milo Infante. Da qui la possibilità di un complessivo ripensamento in attesa della nuova sede. Ciò che conta, al momento, è la scelta dell’azienda.
«Un risultato importante a 360 gradi», sottolinea l’assessore regionale alla Cultura, Francesca Caruso, «ma soprattutto per i giornalisti, i tecnici e per tutti coloro che, con specifiche e qualificate competenze, operano nella sede di Milano». «Il rafforzamento del servizio pubblico è una necessità senza colore politico», rimarca Mariastella Gelmini, senatrice e portavoce di Azione. «Finalmente il cuore pulsante dell’economia dei territori potrà contare su una nuova grande opportunità per continuare a valorizzare al meglio le sue eccellenze», afferma Alessandro Spada, presidente di Assolombarda. «Investire sulla riqualificazione urbana significa attrarre capitali e investimenti che andranno a rafforzare l’indotto di una città che continua a crescere», chiosa il segretario generale della Confcommercio di Milano, Marco Barbieri.
Rai, via libera alle nomine in CdA. Ma... Chi vota contro Chiocci al Tg1: zampino Pd