Attilio Fontana, caso-camici: prosciolto da ogni accusa
“Sono molto contento. Me lo aspettavo, ma è sempre una grande gioia vedere che la propria linearità di comportamento sia stata riconosciuta". Con queste parole il governatore della Lombardia Attilio Fontana ha commentato la vittoria in Corte d'appello che ha confermato il suo proscioglimento nel cosiddetto "caso camici", ovvero l'affidamento in piena prima ondata Covid da parte della Regione di una fornitura - poi tramutatasi in donazione - di 75mila camici e altri dpi (dispositivi di protezione individuale) alla società Dama spa, il cui proprietario è il cognato di Fontana, Andrea Dini, insieme alla moglie di Fontana, per un valore di circa mezzo milione di euro. "Fontana è stato per tre anni su una graticola per una vicenda che dal punto di vista della rilevanza penale non aveva nulla", ha puntualizzato l'avvocato Jacopo Pensa, co-difensore insieme a Federico Papa, di Fontana.
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La Corte d'Appello ha infatti respinto il ricorso della Procura della Repubblica contro la sentenza di proscioglimento di primo grado dall’accusa di concorso in “frode in pubbliche forniture” confermando la decisione che era stata assunta il 13 maggio 2022 in udienza preliminare dal gup Chiara Valori, la quale aveva emesso sentenza di "non luogo a procedere perché il fatto non sussiste" per il governatore, per Dini, per Filippo Bongiovanni e Carmen Schweigl, ex direttore generale e dirigente di Aria (la centrale acquisti regionale, e per il vicesegretario generale di Regione Lombardia, Pier Attilio Superti. Insomma: si chiude definitivamente senza neanche il processo la vicenda giudiziaria che vedeva coinvolto il presidente Fontana che adesso può voltare definitivamente pagina su questa grana giudiziaria che evidentemente, secondo i magistrati, era campata sul nulla.
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