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Milano, stupro in Stazione Centrale: "Come se nulla fosse...", dettagli agghiaccianti

Claudia Osmetti
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La Stazione centrale di Milano. Quel punto nevralgico per gli snodi ferroviari di tutto il Nord, le biglietterie automatiche al primo piano e le rampe mobili che portano su, ai binari. È l’alba di una mattinata di metà primavera, sono le sei del mattino di giovedì. Non è buio, ma il sole è sorto da poco. Una donna di circa 35 anni si dirige verso un ascensore. Forse è un po’ assonnata, è appena sbarcata dall’aeroporto su un volo proviene dalla Norvegia:ha deciso di prendere il primo collegamento per salire su un treno. È diretta in Francia, a Parigi. Sta trascinando alcune valigie pesanti. Non se ne accorge nemmeno, lì per lì. Non si accorge di quell’uomo, un nordafricano, probabilmente un marocchino, che la nota appena mette piede in stazione.

La segue con lo sguardo (prima) e la raggiunge fisicamente (dopo). Di fronte a quel maledetto ascensore, il pulsante per chiamare la salita, tempo d’attesa pochi secondi. Che però bastano all’uomo per colpirla. E poi per picchiarla, forte, e trascinarla dentro il vano della cabina e allungare le mani, e violentarla. Insomma, per stuprarla nel bel mezzo di uno degli scali più frequentati d’Italia, sotto l’occhio elettronico delle telecamere che riprendono quasi tutto e che permettono, in un secondo momento, di dare un volto a quel delinquente che si cala i calzoni, come nulla fosse, che abusa di lei, come nulla fosse, che magari se ne va via, di fretta, alla chetichella

È un senzatetto di 26 anni, lo stupratore di Milano. Un ragazzo originario del Marocco, uno straniero (come straniera è la sua vittima) che, tra l’altro, è pure conosciuto dalle forze dell’ordine perché bighellona attorno alla stazione da tempo. Ha diversi “alias”, si fa chiamare con nomi differenti. Ed è esattamente in Centrale che gli agenti della polizia ferroviaria lo fermano. Addosso ha ancora gli abiti che portava durante la violenza, quando la sua vittima urlava, si dimenava, cercava (purtroppo invano) di chiedere aiuto. Lei, la donna, viene soccorsa da una guardia giurata. Scortata immediatamente al prono soccorso dell’ospedale Fatebenefratelli per le prime cure e medicazioni, trasferita alla clinica Mangiagalli dove è presente il Svs, il Servizio che aiuta le vittime di violenza. Lui, l’aggressore, è in stato di fermo e in custodia cautelare, in carcere, dietro le sbarre, con un’accusa di violenza sessuale che gli pende sulla fedina penale e i pm di milanesi che stanno indagando sul caso.

«L’ennesimo episodio di pericolosità in quella che oramai è la terra di nessuno e dell’illegalità», sbotta l’assessore alla Sicurezza di Regione Lombardia Romano La Russa (Fratelli d’Italia), «il giovane è un irregolare: quanti stupri e violenze devono ancora accadere affinché la sinistra rimandi la polizia locale a controllare gli immigrati presenti in Centrale, verificandone i documenti e i precedenti penali come accadeva quando alla giuda di Milano c’era il centrodestra?». È un nervo scoperto, una polemica che si ripropone (papale) a ogni vicenda simile. Perché non è la prima che succede: è l’ultima di una triste (e sterminata) serie nella quale gli immigrati c’entrano fino a un certo punto. Un mese fa il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi aveva inviato una direttiva ai prefetti di Roma, Napoli e (appunto) Milano ordinando di intensificare i controlli di polizia nelle zone più pericolose delle loro rispettive città.

Tra queste c’era anche la Centrale meneghina. Scippi, rapine, baby-gang e i reati più odiosi di tutti, gli stupri. Per quella maxi operazione in Lombardia, Lazio e Campania vennero coinvolti 10.500 poliziotti e 900 agenti delle municipali. Sembra che siamo punto e a capo. «Non ci sono parole di fronte a quest’ennesima bestialità», commenta il segretario della Lega Matteo Salvini: «Spero che i magistrati applichino la massima durezza, mentre noi siamo impegnati a potenziare vigilanza e organici delle forze dell’ordine. Confido anche che a sinistra, in Italia e in Europa, smettano di ostacolare gli sforzi del governo italiano contro l’immigrazione clandestina».

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