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Fabrizio Corona, l'ultima umiliazione: che fine fa la sua casa da 2 milioni di euro

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Claudia Osmetti
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I banchi ammassati nel salone principale. Gli zaini per terra. I ragazzi che ascoltano, attentissimi. Fanno lezione nella ex casa milanese di Fabrizio Corona, gli studenti del liceo scientifico "Volta" di Milano. In cattedra (per modo di dire, vista l'occasione) si parla di legalità, di beni confiscati a chi ha commesso un qualche reato, di come si possono riutilizzare, quegli immobili, a favore della società. Sono circa una ventina i liceali che, venerdì mattina, hanno oltrepassato il portone del lussuoso appartamento - otto vani, due milioni di euro solo il valore di mercato - in via de Cristoforis che fu dell'ex re dei paparazzi. 

 

La casa, formalmente, non era nemmeno intestata a Corona, ma a un suo prestanome: ma è stata sequestrata nel 2016 e confiscata nel 2018 dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale. E' stata acquistata, dicono i giudici motivando l'azione nei suoi confronti, con soldi "di provenienza illecita". Di mezzo ci sono un fallimento e alcuni reati di natura tributaria. Quando iniziarono i guai giudiziari e i processi a suo carico, Corona viveva ancora lì. 

E ha continuato a starci (va detto, pagando l'affitto allo Stato) per diverso tempo. Ora sconta una detenzione domiciliare (è uscito dal carcere ad aprile dopo aver trascorso una decina di giorni nel reparto di psichiatria di un ospedale monzese) in un altro appartamento, ha davanti ancora tre anni per saldare definitivamente il suo debito con la giustizia: ma intanto la sua casa, quella storica, quella in zona corso Como, quella nella Milano del divertimento e della movida che è diventata un po' l'emblema stesso di Corona, finisce destinata alla didattica per le scuole superiori, in carico all'Agenzia nazionale per i beni confiscati, fino alla settimana scorsa, quando una classe del Volta "si impossessa" dei suoi spazi grazie a un accordo con l'ufficio Scolastico regionale e il benestare del ministero della Cultura. Durante la lezione si tratta un tema ("il codice antimafia e vari modi in cui Stato ed enti locali destinano i beni sequestrati e confiscati") che non è banale per niente. Corsi e ricorsi storici. C'è solo uno scatto, di quella lezionesul parquet dell'ex casa Corona. Un'insegnante che mostra alcune slide proiettate sul muro. 

 

Chissà cosa potrebbero raccontare, quei muri, se ne fossero capaci. Invece ai ragazzi interessa studiare, capire. «Vedere i giovani che parlano e si confrontano sul sistema di legalità sociale è un ben segnale per tutti noi, ci farà bene» taglia corto Fabio Roia, che fa il presidente della sezione Prevenzione del tribunale meneghino e che quelle norme, codici e cavilli li conosce a menadito. L'arredamento sfarzoso di Corona non c'è più, è rimasta solo la carta da parati. Ma non è quella che cattura lo sguardo. Sono i ragazzi che alzano la mano, fanno domande e approfondiscono. Chiamatela legge del contrappasso, se volete.

 

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