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La storia esemplare del docente di lettere di un liceo scientifico milanese che insegna latino da un letto d'ospedale

Simona Bertuzzi
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 Il paradosso di questo articolo è che possiamo dirvi i fatti ma non il nome del protagonista perché la burocrazia della scuola è così farraginosa e vetusta che un solo dettaglio in più potrebbe avere ripercussioni pesanti. Pertanto vi narrerò di un professore senza nome che è una specie di cavaliere errante prestato al corpo docente. E lo amerete e lo ameremo per la forza incredibile che emana e perché racconta di una scuola meno perdente e rassegnata di quello che siamo abituati a pensare. Dunque andate con la mente a uno dei licei scientifici migliori di Milano. Tra i più ambiti e rinomati.

Qui insegna il nostro professore di lettere e latino. È giovane e appassionato. Ricorda il professore Keating del film che tanti di noi fece piangere (L'attimo fuggente). Da bambino era così intriso di passione che mentre gli altri ragazzi della sua Catania scendevano in cortile a tirar calci al pallone lui si chiudeva in cameretta, metteva in fila i pupazzi e poi davanti aun lavagna di ardesia che maneggiava con una devozione ai limiti della sacralità, snocciolava verbi e operazioni aritmetiche. Abile e acuto come un oratore raffinato. Aveva una matita rossa e blu per segnare gli errori della sua fantomatica e immobilissima classe. E ogni volta, a fine giornata, riponeva i libri con cura. Un pomeriggio di ritorno da scuola vide che la lavagna era sparita. Immaginate il dolore per quel figlio di avvocato che desiderava solo insegnare. Fu uno strazio, ma mamma l'aveva fatta sparire per togliergli quel tarlo e farlo un po' socializzare.

 

 

Gli anni successivi sono per lui la conferma di una strada e di un talento. Non c'è nulla che lo smuova. Neppure la professoressa sadica di italiano che incontra alle medie. Prima le lettere classiche al liceo, poi la laurea. Il salto a Milano è solo la consacrazione di un animo destinato a inseguire i mille rivoli della conoscenza e a farsi traghettatore di un sapere senza tempo per i suoi studenti. Nel liceo scientifico dove insegna è amatissimo. Entra in classe col sorriso e con la consapevolezza di avere una missione importante da compiere. Le lezioni non sono nulla di scontato. Si confabula di Cicerone e poi di Seneca. Si traduce dal latino all'italiano ma più spesso dall'italiano al latino per meglio apprendere i rudimenti della lingua. Qualche volta parte una sfilza di "uno" perché coi ragazzi serve anche il pugno duro. Un anno fa su questo professore di lettere e latino si abbatte la lezione più difficile. Una diagnosi di leucemia. Non servono dettagli per capire il grande salto nel buio che gli si para davanti. Il carosello di esami. I pareri dei medici. Viene ricoverato. Ma coi ragazzi mantiene un contatto via mail.

E loro gli scrivono regolarmente. Un allievo campione di scacchi, con cui aveva perso una sfida prima della malattia, gli dice "prof mi mancherai ma stasera giocherò per te". Intanto la didattica va avanti. Il primo anno subentra una prof brava. A settembre di quest' anno arriva però un supplente giovane con poca esperienza, che riduce le lezioni sui verbi a sunti frettolosi e spiega Dante saltando la scuola poetica siciliana e la letteratura cortese. Il prof dunque si rimbocca le maniche e dalla sua stanza d'ospedale comincia a comporre videolezioni per i ragazzi. Niente di ufficiale che infici il programma o sostituisca le lezioni in classe, solo dei video di supporto agli studenti. Lui spiega e sminuzza gli argomenti mentre intorno c'è l'odore pungente di disinfettante e l'infermiera traffica con la flebo, controlla la temperatura e poi i parametri. Mica facile enunciare i verbi deponenti da una fredda branda d'ospedale. E da una stanzetta anonima che non ha i colori, il vociare scomposto e la lavagna di ardesia di una classe normale. I ragazzi però ricevono quei video come regali inaspettati. La mano che ti arriva dal cielo mentre il magma dell'adolescenza ti inghiotte e ti senti abbandonato nel bel mezzo del guado.

 

 

Una ragazza una sera gli scrive "Buonasera prof, oggi ho guardato con entusiasmo la lezione che lei ha caricato su classroom: sono stata spinta dall'interesse per l'argomento che è sempre affascinante, ma soprattutto dalla curiosità nel ritrovare la passione unica che lei ha sempre trasmesso nelle sue lezioni. Non è qualcosa di scontato, è stato bello rivederla...". Messaggi che arrivano uno dopo l'altro. Piccoli beep che tengono collegati al mondo. E che in una cameretta bianca e asettica hanno tutto il sapore della vita che ricomincia. Glielo domando d'un fiato: "Ma lei prof perché insegna da un letto d'ospedale? potrebbe fregarsene, concentrarsi sulla guarigione..." La voce dall'altra parte è un guizzo sereno: «perché ci tengo ai miei ragazzi, perché voglio accompagnarli fino alla fine di un percorso che abbiamo intrapreso insieme... e forse perché ho paura di essere dimenticato. Queste lezioni mi danno una forza incredibile».

Ieri sera alle 23.30 l'ultimo beep: "le scrivo prof dopo aver finito la sua videolezione sul medioevo. La ringrazio moltissimo, purtroppo come tutti sto faticando nelle materie umanistiche a causa della situazione a scuola ma queste lezioni mi stanno aiutando a rimanere al passo col programma e lo rendono più affascinante. Spero che si riprenda al meglio per poter partecipare alle sue lezioni". Messaggi semplici che in una notte di novembre diventano la mano per sorridere pensando al domani. Insomma avete capito: una lezione di vita e un prof valoroso. Pensate a questo quando l'ennesimo insegnante stolto vi avrà deluso e amareggiato.

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