Vittorio Feltri, un ciclone al debutto da consigliere: "Beppe Sala? Ma quale antifascismo...", sindaco spazzato via
Direttore come va? «Che noia, che barba, che noia... Uff...». In effetti 'sto primo giorno del nuovo consiglio comunale di Milano, un po' noioso lo è. Il sindaco, Beppe Sala, che squaderna il suo programma di governo per i prossimi 5 anni, gli assessori, vecchi e nuovi, che prendono confidenza con la materia. I consiglieri che recitano la loro parte, cercando intese su mozioni e ordini del giorno. A rendere vivace, quasi vivo, sicuramente frizzante, questo Consiglio comunale ci pensa il direttore editoriale di Libero, Vittorio Feltri, neo consigliere comunale di Fratelli d'Italia. E lo fa con il suo stile, in modo caustico, irriverente, senza peli sulla lingua.
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Con tanto di paradosso. Mentre lui, Feltri, «tappa» la bocca al sindaco, Beppe Sala - «l'ha ritirata questa sciocchezza» della mozione di antifascismo da firmare, «quindi, prima ancora di cominciare la mia attività di consigliere, ho ottenuto una vittoria»- il Consiglio comunale lo costringe ad indossare la mascherina in Aula. Piccola concessione alle regole del gioco, limitata al perimetro dell'Aula, però. Fuori da lì Feltri è senza filtri. «Quando la ripresenterà, interverrò, intanto non firmerò niente», dice l'esponente di Fratelli dì'Italia, al suo arrivo a Palazzo Marino, assieme alla senatrice Daniela Santanché e al consigliere comunale, Andrea Mascaretti, che lo guidano nel Palazzo di Piazza della Scala.
«Ho una vita di 78 anni che dimostra che ho sempre rispettato la Costituzione» dice, «i fascisti non li ho mai combattuti perché non ci sono». Sorrisi, fra i colleghi, applausi dal pubblico non pagante, fuori dal Palazzo. E a chi gli chiede se non la firmerà neppure se condannasse tutti i totalitarismi, come richiesto dal centrodestra, Feltri taglia corto: «Che bisogno c'è? Io sono sempre stato contro i totalitarismi, devo venire qua a dichiararmi in Comune? C'è una vita e tutta la mia attività giornalistica che dimostra che io non sono mai stato favorevole ai totalitarismi, specialmente quelli comunisti, ma non è che quelli fascisti o nazisti mi piacessero. Non l'ho mai detto. Quindi che stupidaggine. Siamo qui ancora a romperci le palle con i totalitarismi, con l'antifascismo».
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In effetti... Nonostante tutto ciò telecamere e telefonini, compresi quelli dei consiglieri, sono tutti per lui. E lui, Feltri, in Aula segue i lavori, vota per l'elezione del presidente del Consiglio comunale, ogni tanto esce per fumare, per salutare i nuovi compagni d'avventura. Con il sindaco s' incrociano e nulla più. Va meglio con Luca Bernardo, candidato a sindaco del centrodestra. La sorte li ha messi accanto di banco, tanto da indurre a pensare che il medico, alla fine, copierà dal direttore. «Arrivo ora dall'ospedale», dice Bernardo prima di entrare in Aula, c'era il pronto soccorso pieno. Speriamo bene». Feltri, intanto, in Aula fa i «compiti». Vota, due volte, ma prima che inizi l'intervento di Sala lascia Palazzo Marino. Ci sarà tempo per vederli duellare. E sarà un bel vedere. Nel frattempo, replica e redarguisce chi insiste sul tema del fascismo, volendo provocare sulla presenza in Aula di Chiara Valcepina, finita nel tritacarne dell'inchiesta di Fanpage. «Se il saluto è romano non è fascista, perché i romani c'erano già 2mila anni fa. Me ne sbatto i coglioni dei fascisti», dice Feltri. Il quale si sarà pure rotto un po' le palle, ma alle telecamere del Tg2 confessa di essere un «pochino emozionato» per l'incarico. Ma giusto un pochino. Che noia, che barba, che noia, eh direttore...