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Luca Bernardo, il leone gentile che ha a cuore Milano

Francesco Specchia
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Sembra un film di Pupi Avati. Il professor Luca Bernardo, classe '67, milanese di origine sicula, ingoiato nella notte, si muove nella bocciofila che abbraccia il Naviglio milanese della Martesana, sotto l'insegna del "Trofeo Piccoli Martiri di Gorla". Slaloma tra luminarie, buffet di risotti e taglieri, uomini col borsello, pensionati dediti allo scopone e lapilli d'una varia umanità di Provincia. Aria di balera stanca, sguardi stropicciati. Il candidato sindaco per il centrodestra si erge con inseparabile moglie e figlia, gessato appena stazzonato dalle fatiche pre-elettorali, ingolla un Pinot e spiega come vuole cambiare Milano.


Bernardo, i suoi avversari la chiamano Mister gaffe, i suoi sostenitori "homo novus" stile berlusconiano. Tutti concordano: lei è un grande medico, ha creato il miglior dipartimento di pediatria d'Italia. Ma il suo stesso capolista, Vittorio Feltri, la vede inadeguato al ruolo. Chi ha ragione?
«Feltri ha detto la verità non me la sono presa: io sono davvero un neofita delle politica e ne vado fiero, vengo dalla società civile, sono qui per imparare. Ed è anche vero che al Fatebenefratelli ho preso un reparto pediatrico che cadeva a pezzi con soli 6 posti letto e l'ho rilanciato solo con aiuto dei privati. Abbiamo chiesto a tutti, dai grandi ai piccolissimi investitori».
Ecco lei ha fama di formidabile fundraiser, è un cane da tartufo dei finanziamenti...
«Un giorno, in ospedale, mi è venuta una vecchietta dal Gratosoglio che aveva una pensione da 250 euro e voleva controllare personalmente come avremmo speso la sua offerta da 10 euro. Ogni stanza singola ricostruita costa ai benefattori 5 mila euro, 10mila con letto doppio. Ognuno sceglie cosa comprare: la regola è che non c'è passaggio diretto di denaro, non voglio. La raccolta avviene sugli oggetti e ognuno può essere ricordato - magari con una targa - per la sua offerta. Ma non funziona con la campagna elettorale, quella la paga la famiglia Bernardo».
Be', mica tanto. Nel famoso audio rubato in cui minacciava di lasciare la candidature se i partiti non avessero messo la loro parte, sembrava abbastanza incazzato. Da Fratelli d'Italia dicono che i soldi a Milano doveva metterli la Lega (cha ha un po' il braccino corto). Ma alla fine, gliel'hanno fatto 'sto accredito?
«Sa che non ho controllato se mi hanno versato i soldi? Per quello c'è un commercialista».
Bernardo, suvvia, ha fatto su un casino...
«Davvero. E la mia era una minaccia per dare una svegliata ai partiti, non avrei mai mollato la campagna. Per quell'audio dal sen fuggito pende una denuncia contro ignoti; nella chat siamo solo in 7 ma mi rifiuto di pensare che a divulgarlo sia stato uno di noi. Ma non mi pento, né mi sono arrabbiato, un politico deve essere trasparente anche nei finanziamenti. Anzi, le dirò che a livello di sincerità verso gli elettori non mi ha danneggiato affatto, mi ha fatto perfino bene».
Quanto le è costato questo scherzetto della campagna elettorale, 850 mila euro come si dice?
«Magari. Io credo che a campagna ultimata non avremo speso più di 50/60mila euro. Tra l'altro il sindaco Sala si vanta di aver chiesto i soldi non ai partiti ma agli amici; io invece avrei vergogna a chiedere soldi agli amici, soprattutto penso a cosa mi chiederanno, dopo, gli amici, in cambio?».
Invece i suoi nemici la accusano di aver affermato di "essere aperto ad un assessore No Vax", mentre una settimana prima a Telelombardia, lei aveva escluso ogni rapporto coni No Vax. Com' è la faccenda?
«Il Pd che manipola le mie dichiarazioni. Premettendo che non hanno spazio i No Vax violenti, sono dell'opinione che bisogna convincere gli scettici uno a uno, con argomenti scientifici; io l'ho fatto con un elettore che era convinto che il vaccino modificasse il dna della figlia. Non escludo che un No Vax possa fare l'assessore, ma comunque per entrare in Comune deve avere il Green Pass».
Quindi il No Vax, a quel punto, non è più No Vax...
«Quindi si deve convertire al vaccino, se si converte entra in Comune...».
Lei ha ricevuto attacchi sistematici: la pistola in ospedale neanche fosse l'Ispettore Callaghan; le accuse per aver chiamato gli elettori del centro "pistola radical chic"; Mario Giordano che dice che non ha idee...
«Questa cosa dei radical chic l'hanno strumentalizzata. Ero in centro dove per le strade ci sono più di cento senzatetto, invisibili a molti di quelli che lì abitano e non vogliono vederli, questi sono quelli che io ho chiamato "pistola". Non volevo offendere nessuno. Giordano non mi ha ascoltato mentre esprimevo le mie idee nelle piazze e periferie».
Mi dica qualche idea. Per esempio: Sala ha ammesso di aver trascurato le periferie e che ci sono stati problemi con le ciclabili. Lei lì che farà?
«Non dovrebbe esistere il termine "periferie". Dobbiamo fare in modo che ogni municipio, con autonomia e importanza, diventi una piccola Milano. Le ciclabili dovranno essere rimodulate; vanno tolte quelle fatte nottetempo, dove perfino i cani guida per ciechi sono confusi dalla segnaletica; o dove si fanno incidenti con i monopattini per i quali serviranno casco, targa e assicurazione obbligatorie».
Mi dica un'altra idea...
«Apriremo uno sportello per le disabilità. Ci saranno un assessorato per la Famiglia (servirà anche per anziani, donne e bambini), e uno per l'"Attrattività" con sportello dedicato ai bandi pubblici, ai giovani e alle startup, alle imprese milanesi che lavorano con l'estero o dall'estero. C'è la metro MM4 mai ultimata; ci sono 3.600 barriere architettoniche su 400 da eliminare; e i 600 vigili da assumere; e i controllori di bus che diventano pubblici ufficiali; e il nuovo stadio (che Salvini non vuole ma abbiamo sensibilità diverse). E abbassare le tasse Imu, Tari, occupazione del suolo pubblico, Irpef per i giovani, al limite usiamo i fondi privati. Insomma. Un sacco di roba...».
Avevo detto "un'altra". Mi sta squadernando tutto il suo programma. Parliamo di lei. Famiglia borghese, babbo commercialista, ma dre architetto d'interni, un fratello in politica....
«E due gatti e un cane, che si chiama Metti abbreviativo di "dove lo metti sta", è così silenzioso che durante i viaggi (guida sempre mia moglie) ho sempre il terrore di perdermelo all'autogrill. Eppoi, un nonno alto 1,98 che faceva il granatiere a guardia del re. Poi a Bologna si spogliò della divisa e combattè come partigiano. Per questo sorrido quando qualcuno mi chiama "fascista": mi viene da ridere...».
Le danno del "fascista" forse perché è ricoperto di tatuaggi e fa la lotta Krav Maga. Lei mi sembra un mix fra Patch Adams e Ken il Guerriero. Se lo sanno quelli di Repubblica ci fanno un approfondimento domenicale...
«Ho tatuaggi più antichi del mondo; sul braccio maori, sul polso sinistro la mia data di nascita e segno zodiacale, sulla spalla la croce di Gerusalemme, sull'avambraccio un leone disegnato dentro una rosa che simboleggiano un animale elegante, fiero e gentile. E con Gabrielle Fellus, autorità in materia, abbiamo trasformato il Krav Maga, l'arte marziale israeliana, in una forma di difesa personale sia per donne che subiscono molestie o in pericolo che per ragazzi che vogliono difendersi dai bulli. Ci alleniamo in una palestra in ospedale. Tengo a dire, però, che non sopporto gli estremismi».
È vero che lei, nel 2020, è stato 58 giorni di seguito in ospedale? Perché?
«Mia madre mi diceva che ho cominciato di pensare di fare il pediatra già a due anni e mezzo, crescendo sono stato coerente. È una questione di sensibilità. Ho scelto la cura dei bambini perché li ritengo i più fragili e vulnerabili. È per questo che ho creato il CoNaCy, il centro di Coordinamento Nazionale Cyberbullismo, contro il bullismo, l'alcol e le forme settarie. E per questo durante il Covid, non essendoci bambini malati, ho riunito tutti i medici, infermieri e addetti del reparto, e ho chiesto loro se fossero d'accordo nel convertirlo in un reparto Covid con terapia intensiva».
Cosa ne pensa della legge Zan? La sua posizione sul mondo Lgtb.
«Sono per il rispetto assoluto dei diritti di tutti. Zan è scivolato sulla dichiarazione di aver visto un leghista che baciava un uomo, che problema c'è? Io rispetto tutte le scelte sessuali (mi piacciono meno le paillettes del Gay Pride). Ho stima di Mauro Festa, candidato per la lista Gay. E tra i miei 47 candidati in lista c'è una persona titolata, un grande professionista che prima era una ragazza e oggi è un uomo. Ha cambiato sesso con tutta la sofferenza che comporta questo passaggio».
I leader del centrodestra l'hanno tirata fuori dal cilindro all'ultimo momento dopo il forfeit di Gabriele Albertini. Cosa le hanno detto, come sta prendendo la campagna?
«Sto trottando. Con Giorgia e Matteo la prima volta abbiamo parlato di figli. Berlusconi mi ha detto quel che io dico ai miei pazienti: «Se hai bisogno in qualsiasi momento, a qualsiasi ora, io ci sono». Il modello di amministratore è Albertini: ha fatto grandi cose come sindaco, compreso l'inviare, dopo il primo mandato, 300mila questionari ai milanesi perché lo giudicassero. Ci faremo un giorno un giro in Vespa insieme per la città...».

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