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Vittorio Feltri si candida con Giorgia Meloni: il racconto dalla redazione di Libero

 Vittorio Feltri e Giorgia Meloni

Il direttore editoriale di Libero sarà capolista alle elezioni comunali di Milano. La Leader di Fratelli d'Italia: "Fiera della sua scelta" (noi non sapevamo nulla...)

Francesco Specchia
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]I redattori, come la mogli, sono sempre gli ultimi a sapere. Ora, appena Vittorio Feltri rientrerà in redazione partiranno gli sfottò sui consiglieri comunali che guadagnano come un piastrellista del Bangladesh; sulla loro graziosa tendenza a subire avvisi di garanzia da fermi; e sugli abitatori di Palazzo Marino che si «grattano le palle» come dice lui (e infatti la sua controbattuta sarà «fin io lì ci riesco…»). 

Inutile menarla: la notizia che il direttore Feltri si sia iscritto a Fratelli d’Italia ha colto tutti noi impreparati. E che Giorgia Meloni lo abbia convinto a guidare la sua lista alle amministrative, be’, ci lascia addirittura spiazzati. E la suddetta candidatura, avventurandoci nella fantapolitica potrebbe significare che – se per qualsiasi oscura ragione non andasse in porto la proposta del pediatra Luca Bernardo- Feltri potrebbe addirittura proiettarsi alla poltrona di sindaco. Hai voglia, poi, a schermirsi, caro diretùr, che «Non mi candido a sindaco perché non ho nessuna voglia di farlo, perché mi romperei i coglioni a fare quel mestiere lì che non so fare, dove si guadagna troppo poco e sono solo molte grane». Ma tant’è.

Dunque, Vittorio Feltri va in politica. Meloni ne ha dato l’annuncio nella cornice della presentazione del suo libro, Io sono Giorgia, (Rizzoli) sullo sfondo del milanesissimo Palazzo Marino. Feltri stesso era piazzato accanto che gigioneggiava nell’intervistarla; sprofondato in una poltroncina bianca tra mazzoni di fiori in stile Sanremo, foto della cara leader in formato 3x2 e un pubblico festante che innalzava il verbo dell’ex ragazza della Garbatella al cielo. «Fermi tutti ho una notizia da darvi. Ho accanto a me questo straordinario uomo seduto vicino a me, ho una passione per lui da anni, rappresenta veramente tanto per il giornalismo italiano e per le menti libere italiane, in una nazione in cui le menti libere non piacciono e non fanno mai grande strada, lui è la dimostrazione che le due cose stanno insieme se si ha il coraggio di esprimere le proprie idee. Sono fiera di comunicare l’iscrizione del direttore a Fratelli d’Italia e la sua candidatura come capolista alla prossime elezione amministrative». Alè. Quando Meloni –che, come storia personale, tenacia a e senso del sacrifico si sente molto affine a Feltri- dà l’annuncio alla platea, quella folla di assessori, onorevoli, cronisti, militanti e semplici elettori scatta in una standing ovation.

La gente invade il palco e io mi perdo Feltri e Meloni inghiottiti dalla massa ululante come fossero rockstar. Via WhatsApp Feltri fa sapere di essere vivo e di lottare sempre insieme a noi. Ma da qui partono i commenti sulla mossa elettorale di Giorgia e di Ignazio La Russa, il proconsole milanese. «Così Fratelli d’Italia può fare il pieno di voti e superare la Lega, come voti, a Milano», «È una scossa per il centrodestra», «Sicuramente sarà una campagna elettorale divertente».  Dunque Feltri la butta in politica. L’ultima volta che si ventilò una sua possibile candidature ricordo fosse per le Europee di una quindicina di anni fa; ma allora l’annuncio via agenzia si rivelò soltanto una sorta di specchietto per allodole per distogliere l’attenzione del suo passaggio da Libero al Giornale. Stavolta la cosa è seria. Feltri in politica attizza gli elettori del centrodestra, e, soprattutto la Meloni stessa. «La prima roba da fare è eliminare le ciclabili», commenta il direttore alle agenzie evocando un suo vecchio cavallo di battaglia.

Meloni ieri ha trovato il modo di smarcarsi da Salvini su due dei sei quesiti leghisti sui referendum per la giustizia: «Non firmiamo su custodia cautelare e legge Severino, perché così delinquenti e spacciatori liberi, ma non ci sarà nessuna rottura con gli alleati», e su questo seguirà inevitabilmente dibattito. Meloni si è espressa, nelle due ore di incontro pubblico, sollecitata – ma neanche più di tanto- da Feltri sull’intero scibile della politica attuale. Sul presidente del Consiglio ha dichiarato: «Draghi ci ha seguito sul cashback che era una sonora fesseria. Anche sul Mes avevamo ragione noi, così come è stato riformato è passato da fondo salva Stati a fondo salva banche (tedesche). E sono d’accordo col premier sul debito buono; il problema non è fare deficit ma come spendere bene quei soldi. Per esempio l’idea è quella di creare lavoro per i nostri figli non erogargli il reddito di cittadinanza».

Poi è passata alla critica, articolatissima, delle cose europee: «Ci sarebbe da discutere sui modelli europei: sull’elusione fiscale dell’Olanda, sul dumping dei Paesi dell’est, sulla politica predatoria delle Francia..»; oppure «qualcuno mi spieghi perché Gentiloni ha regalato ai francesi un tratto di mare pescosissimo»; o, ancora, «sui migranti a noi ci hanno rimbalzati a settembre, dopo gli sbarchi d’estate; mentre alla Ue si sono subito attivati nel dare altri 3 miliardi a Erdogan,  per impedire che la Germania si infastidisca dei migranti che arrivano dalla rotta balcanica». Anche a chi non la pensa come lei comunica una sensazione di autorevolezza inconsueta, di ‘sti tempi (ha ragione Feltri) per un politico. Davvero ci sarà da divertirsi...

 

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