Lombardia, il cioccolato perfetto arriva dall'Oltrepò Pavese: la storia di un'eccellenza
Le loro macchine per la lavorazione del cacao e per ledi verse fasi della produzione del cioccolato sono richieste in tutto il mondo. Packint rappresenta infatti il punto di riferimento assoluto per gli artigiani del cioccolato che lavorano partendo dalle fave di cacao e che hanno sposato la filosofia del Bean to Bar (dalla fava alla tavoletta, nda), ma anche per l'industria che punta a fare produzioni di qualità con un alto tas sodi automazione.
Eppure, questa azienda che tra i propri clienti vanta marchi conosciuti come Venchi e La Suissa, maestri cioccolatieri del calibro di Guido Castagna, aziende leader nel mercato del cioccolato artigianale, come il brand ultracool di San Francisco "Dandelion Chocolate", e centinaia di piccoli e grandi produttori in ogni angolo del pianeta, resta una realtà famigliare con sede a Borgo Priolo, piccolo comune tra le colline e i vigneti dell'Oltrepò Pavese. Una realtà le cui radici affondano nel passato avventuroso del suo fondatore, Alberto Datei. Il quale, nonostante gli 82 anni, è ancora animato da quella passione per l'avventura e da quello spirito indipendente che l'hanno portato a viaggiare per l'Africa in cerca di clienti già in un'epoca, gli anni Settanta e Ottanta, in cui ogni trasferta di lavoro rappresentava una scoperta. «Packint è nata nel 1992 a Milano, quando da un sottoscala in zona Bande Nere uscì la prima macchina per produrre il cioccolato a partire dagli ingredienti semilavorati del cacao», ricorda il fondatore, che oggi ha passato le redini ai figli Ines e Lorenzo, ma che resta l'interlocutore preferito dai clienti storici. «Io viaggiavo in tutta l'Africa per vendere macchine e impianti per la produzione alimentare, ed ero stanco di trovarmi a giustificare la bassa qualità di alcuni macchinari che non rispondevano agli standard promessi dai costruttori», spiega. «Così decisi di produrre direttamente le macchine, mettendo a frutto quanto imparato e di farlo con una qualità che fosse la più alta possibile».
L'idea funzionò. E la scelta di specializzarsi nella produzione di macchine e impianti di dimensioni più piccole di quelle in circolazione, con tutti i benefici in termini di spazio, facilità di installazione e costi, si rivelò un vero lampo di genio. Il resto è storia recente. Dopo una crescita costante tra gli anni Novanta e i primi Duemila, nel 2006 Packint si è trasferita a Borgo Priolo, in provincia di Pavia, «per una scelta che inizialmente è stata di cuore, perché mio padre si era innamorato di questi posti», sottolinea Lorenzo Datei, che dal papà ha eredi tato la passione per i viaggi e per le sfide. Una scelta che, successivamente, si sarebbe rivelata azzeccata anche dal punto di vista strategico, «perché i clienti che ci vengono a trovare rimangono incantati dal contesto».
È stato così anche per l'imprenditrice americana che, nel 2012, si è presentata in azienda chiedendo una macchina di dimensioni contenute per decorticare il cacao. «Fino ad allora esistevano solo macchine enormi: noi ne abbiamo prodotta una di di mensioni ridottissime, che è ancora oggi la migliore che ci sia», spiegano padre e figlio. «Lei è stata la persona che ci ha aperto le porte al popolo di cioccolatieri artigianali americani, che dieci anni fa cominciavano a produrre nel garage di casa le loro tavolette di altissima qualità fatte partendo dalle fave», spiega Lorenzo. «Anno dopo anno questi sono cresciuti, fino al punto da aver bisogno delle nostre macchine per soddisfare le richieste dei clienti». Un settore, quello dei piccoli produttori artigianali, nel quale Packint si è rapidamente imposta come leader a livello mondiale.
Negli ultimi anni l'azienda, che ha una sede anche vicino a New York, ha esportato il 98% delle macchine prodotte. Oggi è presente in ogni angolo del pianeta: Venezuela, Filippine, Hawaii, Brasile, India, Thailandia, Russia. Non solo. «Adesso stiamo realizzando un impianto industriale completamente automatizzato in Norvegia, in grado di produrre mille chili di cioccolato all'ora, e stiamo consegnando un altro impianto nella Terra del Fuoco, in Patagonia», racconta Lorenzo. Non male per una realtà famigliare con soli 15 dipendenti.