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Milano, le file alla mensa dei poveri aumentano: ma 19mila famiglie sono escluse dagli aiuti del Comune

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Enrico Paoli
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Più che un sostegno sembra una lotteria. A fronte di quasi 33mila domande presentate, soltanto 13.356 nuclei familiari hanno ottenuto il buono spesa, variabile fra i 300 e i 700 euro. Più della metà delle famiglie, quindi, non riceveranno un euro dal Comune di Milano. Con la povertà in forte aumento e i nuovi indigenti in preoccupante ascesa, per farsi un'idea basta farsi un giro da- vanti a Pane quotidiano, l'amministrazione comunale poteva fare sicuramente qualcosa di più. Per due ragioni ben precise. I fondi per erogare i buoni spesa sono stati stanziati dal governo Conte e ammontano a 5 milioni di euro. Fra burocrazia ordinaria e ricorsi alla giustizia ordinaria, sono passati quasi 5 mesi fra il decreto del governo e l'effettiva erogazione dei soldi, che avverrà nelle prossime settimane.

A fine maggio il Tribunale ha respinto il ricorso proposto a marzo dall'associazione Naga, non ravvisando discriminazioni sull'assegnazione dei buoni stessi. Solo a quel punto Palazzo Marino ha potuto rendere operativa la graduatoria definitiva dei beneficiari. E poi, vista l'entità della cifra e l'enorme quantità di domande, la giunta guidata dal sindaco Beppe Sala, avrebbe potuto integrare il «montepremi» messo a disposizione dal governo, in modo da allargare la platea dei beneficiati, con fondi propri. «In quel modo avrebbe fatto, finalmente, una cosa di sinistra», afferma Fabrizio De Pasquale, capogruppo di Forza Italia in Consiglio comunale, «invece di finanziare rivoli di spesa non propriamente essenziali, la giunta Sala potrebbe concentrarsi maggiormente nella guerra alla povertà, richiamandola spesso nei suoi interventi. L'aver creato una forte attesa fra le famiglie milanesi, riuscendo a soddisfare meno della metà delle domande, non fa un gran servizio alla comunità».

 Subito dopo la pronuncia del Tribunale, che ha riconosciuto il percorso scelto dall'amministrazione comunale, l'assessore comunale alle Politiche sociali e abitative, Gabriele Rabaiotti, si era detto «molto soddisfatto», perché «possiamo finalmente procedere con la distribuzione dei buoni. Grazie anche al confronto, che non è mai mancato, con il Terzo settore, stiamo valutando come estendere ulteriormente il fronte dell'intervento di aiuto alimentare e sociale». Che non sarebbe affatto male. Per fortuna sono in arrivo nuovi fondi. Il Decreto Sostegni bis, varato dal governo Draghi, prevede il rinnovo dei buoni spesa. Il provvedimento legislativo, emanato dall'esecutivo di Palazzo Chigi, introduce ulteriori agevolazioni per famiglie, lavoratori e imprese danneggiati dagli effetti delle restrizioni adottate a livello nazionale per contrastare la diffusione dell'epidemia da Covid. Tra le misure previste c'è lo stanziamento di ben 500 milioni di euro da erogare ai Comuni per concedere aiuti alle famiglie in difficoltà. Parte di queste risorse economiche serviranno per l'attivazione di iniziative di solidarietà alimentare, mediante appunto il meccanismo dei buoni per la spesa. Secondo le stime più accreditate al Comune di Milano dovrebbero toccare circa 8 milioni di euro, grazie ai quali altre famiglie potranno ricevere il sostegno economico.

A stabilire l'esatta entità della cifra da destinare al capoluogo lombardo sarà il Decreto riparti, non ancora definito nei particolari da Palazzo Chigi, dovendo tener conto di vari parametri. I buoni spesa si possono utilizzare per due finalità: acquistare generi alimentari odi prima necessità come i farmaci presso i negozi che aderiscono all'iniziativa. Ogni Comune pubblica l'elenco dei negozi in cui è possibile fare spesa sul proprio sito web. Oppure comprare e distribuire generi alimentari o di prima necessità. Come in passato i contributi vengono erogati attraverso una carta prepagata, in questo caso fornita da Postepay, oppure con un'applicazione per smartphone, fornita dal Gruppo Pellegrini, a scelta del destinatario.

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