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Milano, Beppe Sala senza tricolore alla commemorazione di Sergio Ramelli. Fratelli d'Italia: "Un'offesa"

Matteo Legnani
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Non poteva essere più efficace, per una volta, il sindaco Beppe Sala, quando, ieri pomeriggio, nel commemorare Sergio Ramelli ha detto che «i conflitti sociali che c’erano una volta erano più gravi per cui il percorso di riconciliazione non sarà mai finito, però credo che del percorso sia stato fatto». Perché è vero che una parte del percorso sia stata fatta: solo vent’anni fa, le commemorazioni di vittime degli anni di piombo come Ramelli e Pedenovi a destra o Pinelli a sinistra erano cose “di parte”, che facevano parenti e amici di quei giovani o gli ex militanti che in quegli anni bui avevano “combattuto” dalla stessa parte. Mentre l’altra li sbeffeggiava o, peggio, li denigrava. 

Le foto di ieri, che mostrano accanto a parenti e amici di Ramelli anche politici di destra e di sinistra, sono la prova evidente di quel percorso. Che però, come ha commentato lo stesso sindaco, non è ancora stato completato e, forse, non lo sarà mai. Certo, un passo ulteriore in quella direzione avrebbe potuto farlo lui stesso se in zona Città Studi, davanti alla targa posta sul luogo in cui Ramelli fu brutalmente aggredito da un gruppo di Avanguardia operaia il 13 marzo 1975 per poi morire il 29 aprile di quell’anno, si fosse presentato con la fascia tricolore addosso. Non cioè, come il cittadino emerito Beppe Sala che rende omaggio a una vittima di conflitti a quei tempi insanabili, ma come rappresentante dei milanesi tutti: di quelli di sinistra e di quelli di destra e di quelli che non sono né da una parte né dall’altra; di quelli che l’hanno eletto sindaco e di quello che avevano votato per il suo avversario. 

Insomma, come rappresentante di tutta una città, sgomenta nel ricordare o anche solo immaginare che a Milano, 46 anni fa, si commettessero simili atrocità. Invece, come già era accaduto nel 2019, Sala si è presentato ma senza alcun simbolo della carica pubblica che ricopre. Il perché della scelta resta incomprensibile: Sala è, come lo fu uno dei suoi predecessori, Gabriele Albertini, un sindaco arrivato dalla società civile. Un manager, senza connotazioni politiche nè un attivismo politico di qualsiasi genere in curriculum. È arrivato a fare il sindaco di una maggioranza di centrosinistra dopo aver fatto il capo di Expo scelto da Letizia Moratti, che era stata sindaca di una amministrazione di centrodestra. E l’omicidio di Ramelli è un crimine orrendo, un atto di terrorismo compiuto negli anni del terrorismo. E lo stesso Sala aveva appena commentato gli arresti degli ex brigatisti in Francia dicendo che «la giustizia deve fare il suo corso» e che «è stato ristabilito lo stato di diritto».
Perché allora, in nome dello Stato di diritto, non presentarsi con i simboli dello Stato di diritto addosso, anziché come un mezzo sindaco, o un sindaco a metà? Alle vittime e ai loro cari interessa il cordoglio della città, non del cittadino Beppe Sala. Di cosa si vergognava Sala? O da chi voleva nascondersi, non indossando il tricolore?
Per Riccardo De Corato, esponente di Fratelli d’Italia, ex vicensindaco di Milano, oggi assessore alla Sicurezza della Regione Lombardia, «la scelta da parte di Sala di non indossare la fascia ha sicuramente un valore politico. Non si spiega, altrimenti, perché in tutte le altre celebrazioni la indossi, al contrario di oggi. Ma è un’offesa a Sergio e alle altre vittime di quegli anni». Sulla stessa linea Viviana Beccalossi, già in An e oggi presidente del Gruppo Misto in Regione: «Forse preoccupato di non creare imbarazzo a quegli elettori di sinistra ai quali tra qualche mese chiederà il voto, Sala ha perso una grande occasione. La sua presenza è apprezzabile, ma avrebbe dovuto esserci come rappresentante ufficiale di tutti i milanesi, perchè non ci sarà mai memoria condivisa se ancora esistono vittime di serie A e vittime di serie B». Più conciliante l’europarlamentare di FdI Carlo Fidanza, che dopo aver «apprezzato la presenza sincera di Sala» si augura che torni «il giorno in cui il primo cittadino onori questi caduti innocenti indossando la fascia tricolore».
 

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