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Gli squadristi rossi sprangano chi sta al fianco dei marò

Devastato da cinquanta teppisti dei centri sociali un gazebo a Torino che raccoglieva firme per i nostri militari prigionieri

Andrea Tempestini
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Centri sociali alla riscossa per colpire dei ragazzi che chiedono solidarietà per altri ragazzi. Autonomi che picchiano con le catene, mentre gridano in giro i loro slogan pacifista, in una via del centro di Torino. È successo ieri pomeriggio:  nella centrale via Garibaldi, nel pieno dello shopping del sabato, una quindicina di militanti della Giovane Italia e di Azione Studentesca  hanno allestito un gazebo, con un banchetto, per raccogliere firme  per la liberazione dei marò in India. Qualcuno si ferma, i ragazzi distribuiscono volantini. «A qualche metro di distanza abbiamo visto che si stavano radunando per una delle continue manifestazioni No Tav», racconta Gabriele Assenzi, responsabile cittadino della Giovane Italia e lì presente. Improvvisamente una cinquantina di persone cominciano a dirigersi vero il gazebo, qualcuno tiene in mano catene e cinghie. «Il banchetto doveva sensibilizzare i passanti sull'importanza di ritrovare un senso di unità nazionale nei confronti dei soprusi che l'India sta compiendo contro il nostro Paese», dichiara  il responsabile provinciale di Azione Studentesca Enrico Forzese, «e invece è diventato lo sfogo dei soliti banditi dei centri sociali».  Il gruppo si scaglia con violenza contro il banchetto e i ragazzi riuniti lì intorno. Volano insulti e soprattutto pugni e calci. «Hanno sfasciato tutto», spiega Assenzi, «e uno dei nostri ha ricevuto un colpo all'occhio, tanto che poi lo abbiamo dovuto accompagnare all'ospedale». La gente che passa è allibita, cerca di mettersi in mezzo, si aiutare gli aggrediti. C'è chi urla: «Basta, è ora di finirla, qui non si può più vivere». I teppisti, dopo aver buttato all'aria tutto, se ne vanno via, correndo, chi verso il gruppone No Tav, chi perdendosi tra le vie del centro. «Noi comunque ne abbiamo riconosciuti almeno una decina e li abbiamo già denunciati ai carabinieri. Sono alcuni esponenti della Consulta Provinciale degli Studenti e altri esponenti storici dei centri sociali e dei collettivi universitari. Già abbiamo avuto modo di conoscerli in altre manifestazioni... E' inaccettabile che studenti si comportino così: chiediamo che la vice presidente dell'ufficio di presidenza della Consulta, presente al blitz, rassegni le immediate dimissioni e le pubbliche scuse per un atto così vergognoso». Viene spontaneo pensare  che  i violenti che si infiltrano nei vari movimenti di protesta hanno la responsabilità primaria di queste azioni, ma che  che certi atteggiamenti di alcune amministrazioni locali possono soffiare sul fuoco di questa violenza e finire per alimentare, indirettamente, un clima di intolleranza. Per esempio, quel che succede a Milano, dove la maggioranza di sinistra  non ha dato il permesso di far mettere sulla facciata di Palazzo Marino lo striscione che chieda la liberazione dei due militari. Anche se adesso Pisapia sembra fare retromarcia. «È ora di passare dalle parole e dagli striscioni ai fatti», ha affermato il sindaco di Milano. E sul manifesto Pisapia ha rimandato la questione a domani: «Ne discuteremo in aula lunedì, dopo che mi sarò confrontato con il console indiano a Milano». di Caterina Maniaci

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