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Costamagna Naufragio della fedele di Santoro Al debutto su Rai3 sprofonda al 3% di share

Ascolti in rosso: con 'Robinson' la giornalista raccoglie le briciole. Copia la Dandini ed è un'anti-Cav fuori tempo massimo

Andrea Tempestini
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La battuta scaturisce fin troppo agilmente: il naufragio della Costamagna. In effetti il destino del programma era già nel nome: Robinson. Se ci aggiungete che è andato in onda di venerdì, sembra una barzelletta. C'è poco da ridere, tuttavia: lo share della prima puntata è stato del 3,70%, giusto qualche briciolina in più delle Invasioni barbariche di Daria Bignardi (3,25%), ma restiamo sempre nel campo dell'invisibile a occhio nudo.    Carfagna rissa con la Costamagna Guarda il video su LiberoTv Appurato che la sorte della biondocrinita conduttrice già pupilla di Michele Santoro era annunciata, viene da chiedersi perché la Rai insista a trasmettere cose di tal genere. Il format ha più di un tratto in comune con quello, stantio, della succitata Daria. La tiritera è la consueta rifrittura dell'antiberlusconismo. Nel cast, per dire, c'è Antonio Cornacchione, comico che è riuscito a far ridere solo una volta nella vita con il tormentone «povero Silvio!». Ora che il Cav non è più utilizzabile come spauracchio, non gli resta che piangere.   Poi lo scrittore Flavio Soriga (anche lui della giusta corrente politica) a far da corrispondente; le interviste in stile Bignardi  dove la trovata più geniale è stuzzicare Pippo Baudo... Persino i talentuosi satirici di Spinoza e Sora Cesira (amici provenienti dal Fatto, tanto per non sbagliare) non bastano a risollevare il polpettone.   Dunque è inevitabile che se ne esca triturati. La Costamagna ha provato a riprendere quota infilzando Mara Carfagna secondo il facile refrain antiberlusconiano (oltreché decisamente offensivo per le donne e i teleascoltatori tutti), e ne uscita tramortita. Come i suoi spettatori, del resto. Ormai neppure la militanza sembra pagare: a collegarsi su Raitre sono appena 967 mila persone, il minimo sindacale garantito dallo zoccolo duro.  Luisella Costamagna era stata scaricata da La7, dove conduceva in coppia con Luca Telese un programma interessante ma di non eccezionale impatto sui telespettatori (In Onda). I compagni di Rai3 le sono subito corsi in auito, ripescandola e  affidandole una prima serata, sbattendola a intervistare gli ospiti interrotta dalle «incursioni» di Cornacchione. Cioè  a replicare lo sptesso spettacolino che da anni Serena Dandini imbastisce con Dario Vergassola. Risultato: la televisione pubblica si è messa in casa l'ennesimo programma politicamente schierato, un miscuglio di bignardismo, dandinismo e santorismo, tutti approcci al piccolo schermo di cui è ormai chiaro il declino. Un clone grigiastro, che nessuno martirizzerà o minaccerà di censurare perché con quegli ascolti si censura da solo.   Paolo Ruffini ha tentato di ricostruire Rai3 su La7, e ha fallito. Per tutta risposta, a Rai3 si dannano l'anima per  imitare La7, ovviamente centrando l'insuccesso. Certo, magari Luisella riprenderà quota. Ce lo auguriamo, anche perché il suo show lo pagano i contribuenti, quindi  non c'è da gioire per i flop. Però sembra indirizzata a ripetere gli exploit di Maria Luisa Busi, altra giornalista brava-bella-bionda e de sinistra che si schiantò, sempre in prime time, con Articolo Tre. Il tracollo della Busi -  celebre volto del Tg1 che si ribellò alla «tirannia» del servo di Silvio Augusto Minzolini  e ne ottenne in cambio una trasmissione - è avvenuto in tempi non sospetti. Quindi la lezione, a viale Mazzini, potevano apprenderla. E invece niente: dritti a testa basta, lanciati verso il muro. Avessero tentato un esperimento, inserito qualche novità interessante, invitato ospiti inediti, avremmo potuto scusarli. Ma il naufragio annunciato e consapevole è davvero troppo. Se in Rai c'è  ancora qualcuno capace di tenere il timone, forse è ora che torni a bordo. Cazzo. di Francesco Borgonovo

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