Inzia il processo a Minzolini Rai si costituisce parte civile
Carte di credito, l'ex direttorissimo del Tg1 è imputato per il reato di peculato. Augusto cita anche Mimun del Tg5
La Rai si è costituita parte civile nel corso di una breve udienza del processo che vede imputato di peculato l'ex direttore del Tg1 Augusto Minzolini. L'ex direttorissimo è accusato di peculato, un reato che gli è stato contestato a proposito dell'uso della carta di credito a lui concessa dall'azienda per motivi di rappresentanza. A ottenere il rinvio a giudizio dell'ex direttore è stato il procuratore aggiunto Alberto Caperna che oggi era in aula come pubblico ministero. Minzolini, che è difeso dagli avvocati Franco Coppi e Carlo Pandiscia era presente in aula e ha depositato una lettera ricevuta dalla direzione del quotidiano La Stampa con la quale si informa il Tribunale che durante la sua permanenza per 10 anni al giornale aveva sempre avuto in uso una carta di credito con un massimale di 5mila euro, senza l'obbligo di dover indicare in occasione di pranzi e riunioni conviviali i nomi delle persone che erano suoi ospiti, una richiesta che invece secondo la Rai doveva essere fatta nei rendiconti periodici. Il calendario - Dopo le formalità procedurali iniziali i giudici della sesta sezione del Tribunale hanno fissato le prossime udienze previste per il 24 maggio e il 5 giugno per ascoltare i testi dell'accusa. Tra le persone citate da Minzolini anche Clemente Mimun oggi direttore del Tg5. Questi, secondo quanto afferma la difesa, quando era alla direzione del Tg1 avrebbe utilizzato la carta aziendale con le stesse modalità di Minzolini. L'ex direttore del Tg1 commentando la sua posizione processuale ha detto di essere perplesso per questa vicenda. “Non fatemi dire altro - ha aggiunto - ricordo solo che la Corte dei Conti ha archiviato il procedimento a mio carico perchè ho restituito tutte le somme che mi sono state contestate. Io qui sono sotto processo non per delle spese ingiustificate bensì per non aver indicato le persone che hanno mangiato con me per motivi di lavoro e per le quali ho pagato il conto”.