Energia, bollette da record: grazie ai "terroristi verdi"
Nel 2011 l'Italia ha pagato 63 miliardi (+19%) all'estero. Colpa di crisi e guerre. E dei veti dell'integralismo ambientalista
Brutte notizie sul fronte energia. Nel 2011 la fattura energetica italiana, quello che il Paese paga per l'approvvigionamento all'estero, ha raggiunto la cifra record di 63 miliardi di euro (+19% sul 2010). Lo rende noto uno studio dell'Unione petrolifera. La bolletta petrolifera è invece salita da 28,4 a 35,1 miliardi. C'entrano naturalmente la guerra in Libia e le tensioni in Russia, che hanno messo in crisi le forniture dall'estero. Ma c'entra soprattutto una politica energetica totalmente vincolata ai veti degli ambientalisti. Un caso emblematico: il no di massa alla costruzione delle centrali nucleari sull'onda del terrore del disastro di Fukushima, un anno fa. Un eventuale sì non avrebbe cambiato le cose per il 2012, ma probabilmente avrebbe migliorato la situazione negli anni a venire. E se il 2011 è andato male, anche i prossimi mesi non si annunciano migliori. Emergenza freddo - A febbraio, per esempio, ci si sono messi anche calendario (2012 bisestile, un giorno in più) e temperatura (quasi un grado in meno rispetto a 12 mesi fa, con neve e gelo) ad aumentare la richiesta energetica. In 29 giorni sono stati richiesi 27,8 miliardi di Kwh, +2,2% rispetto a febbraio 2011: il 46,7% al Nord, il 29% al Centro e il 24,3% al Sud. A livello territoriale, la variazione della domanda si è articolata in maniera differenziata sul territorio nazionale: +2,7% al Nord, +2,4% al Centro, e +1,1% al Sud. Esempio rigassificatori - Oltre al nucleare, un esempio perfetto delle barricate ambientaliste è il no alla costruzione dei rigassificatori. Sebbene le misure di sicurezza e le tecnologie più moderne assicurino la tutela di ambiente e cittadini, sinistra e verdi continuano ad opporsi alla realizzazione di nuove strutture. E così in Italia sono attivi solo 2 rigassificatori (contro i 25 giapponesi): quello di Panigaglia in provincia di La Spezia e quello di Porto Viro in provincia di Rovigo. Tanti, invece, i progetti bloccati tra resistenze dei cittadini, carte bollate e controlli di sicurezza. C'entrano gli interessi locali (tutti vogliono più energia e a costi più contenuti, nessuno vuole una struttura considerata - a torto - pericolosa dietro l'angolo di casa), le lungaggini burocratiche, i tempi per ottenere i permessi, le motivazioni degli ambientalisti. Ma anche le associazioni industriali locali: ognuno tira l'acqua al suo mulino. A Brindisi, per esempio, si è trattato 11 anni, il progetto Enel per Porto Empedocle invece è stato avviato a fine 2004, 7 anni fa.