Borsellino ucciso perché ostacolò accordo stato-mafia
Nuova indagine sull'assassino del giudice in via D'Amelio nel 1992: quattro arresti. "Riina voleva rivitalizzare la trattativa"
Il giudice Paolo Borsellino sapeva dell'esistenza di una trattativa tra lo Stato e la mafia. Ne sono convinti i magistrati di Caltanissetta nelle carte della nuova inchiesta sulla strage di via D'Amelio che all'alba di oggi ha portato all'arresto di quattro persone, tra cui il presunto mandante Salvuccio Madonia. Dalle indagini emerge "che della trattativa era stato informato anche il dottor Borsellino il 28 giugno del 1992. Quest'ultimo elemento aggiunge un ulteriore tassello all'ipotesi dell'esistenza di un collegamento tra la conoscenza della trattativa da parte di Borsellino, la sua percezione quale 'ostacolo' da parte di Riina e la conseguente accelerazione della esecuzione della strage", scrivono i pm nisseni facendo riferimento alla testimonianza di Liliana Ferraro, l'ex direttore generale del Ministero della giustizia. Secondo i magistrati nisseni il boss mafioso voleva "rivitalizzare" quella trattativa, che "sembrava essere arrivata su un binario morto", con una sanguinaria esibizione di potenza come fu in effetti l'omicidio di Borsellino e di 5 uomini della sua scorta, il 19 luglio 1992. "La tempistica della strage - scrivono i pm - è stata certamente influenzata dall'esistenza e dalla evoluzione della così detta trattativa tra uomini delle Istituzioni e Cosa Nostra".